Libri pubblicati (e poi non sono pubblicati) con lacci, cartoncini, copertine e qualsiasi cosa può essere utile per quelle frasi in fila.
Aperta sempre.
Ogni ora è l'ora perfetta per consegnare il proprio titolo e sistemarlo nello scaffale che più si preferisce, scaffali pieni di “Notti piene di baci”, “Alce”, “I tuoi vestiti sono morti”, “Morte alla pancetta”, “L’uovo deposto due volte”. Il luogo dove le frustrazioni da romanzo nel cassetto non hanno senso, oppure dove riescono a trovare finalmente pace lasciando una specie di sazietà da “Ho fatto tutto quello che era possibile. Ora dormi qui”.
Il bibliotecario è un giovane che ama l’odore di quella carta, la resistenza delle mura che lo circondano come l’abbraccio di una madre che invecchia ma non muore. Annota i titoli, è cordiale, il suo lavoro è una vita di ottimismo, amore per gli sguardi che incrocia ogni minuto della vita. Il bibliotecario, turbamento di un’anima che del suo solipsismo professionale ha fatto un eremo da cui non uscire nemmeno per vedere come il mondo si è vestito in tutti quegli anni.
Una sera è Vida a far suonare la campanella che annuncia un nuovo arrivo. Una ragazza bellissima, che causa arricciamenti della bocca tesa dall’invidia nelle donne e pieni di compiacenza negli uomini. Un corpo in grado di schiacciare l’acceleratore del passo dei maschi e farli sbattere tra loro, contro i pali, forme che fanno roteare gli occhi rendendo i colori una centrifuga di desiderio.
Porta il suo libro: “Contro il proprio corpo”. Porta i suoi pensieri a cercare riposo o risposte, quello che trova è inaspettato, un mondo fatto di sussurri e caffè.
Tra il bibliotecario e Vida nasce un amore fatto di delicati spostamenti di peso sull’equilibrio della paura e dei sogni. Parlano della biblioteca, di questo strano luogo che fa accovacciare le domande più legittime della terra “Ma chi gestisce questo posto?”, “Perché?”, “Chi ha iniziato?”. Vida bacia sul vivo il giovane con questi interrogativi e lo fa balzare sulla sua incapacità di voler sapere. Lui è lì. Punto.
Dopo poche settimane partono per Tijuana, Messico, dove resteranno un giorno: un viaggio che dura l'attimo del respiro di una vita. Affrontano i pensieri, la strada, le facce, altre domande. Da San Diego a Tijuana. Da un furgone che sembra un animale mitologico, all’aereo, al taxi, agli sguardi dei bambini che osservano i gringos, con occhi che hanno troppo da dire per poter essere capiti subito.
La magia di Brautigan, che si è ucciso con un colpo di pistola nel 1987, non si spezza mai, non riesce nemmeno a incrinarsi.
È la capacità di raccontare questo amore, come si racconta a un amico, quando sei lì e tra qualche risata e riflessione ad alta voce, vuoti il sacco fino in fondo. Un raccontare che prende per mano e spesso diventa un libro nel libro. Semplice.
Ora però bisogna tornare e vedere come se l’è cavata Foster… come …“Chi è Foster?”
Buona scelta
IBD
La casa dei libri
Autore: Richard Brautigan
Marcos y Marcos- pp.gg. 173- euro 11- 2003