Recensione
Il romanzo è diviso in tre parti: nella prima, indicata come “Il presente”, c’è l’incontro in casa Fischer, a Parigi, di Leopold e Henrietta, due bambini rispettivamente di nove e undici anni; nella seconda, “Il passato”, si racconta la storia d’amore fra Karen e Max avvenuta dieci anni prima; nell’ultima si ritorna nuovamente al “presente” con Leopold ed Henrietta quali maggiori protagonisti.Il motivo per cui gran parte della storia si svolge a Parigi è che, fino ad alcuni anni addietro, le signore Fischer, madre e figlia, avevano gestito una pensione per studentesse straniere e, anche se ormai avevano abbandonato tale attività, eccezionalmente, essendo amici dei genitori, avevano accettato di ospitare per breve tempo i due bambini di passaggio per altre destinazioni, nell'attesa che arrivassero i loro accompagnatori.
La scrittura della Bowen appare molto raffinata, precisa nelle descrizioni e particolarmente introspettiva per ben comprendere gli stati d’animo, i sentimenti e le considerazioni dei personaggi, siano adulti che bambini, come questa:
Per chi non dice mai bugie, è come vivere in una stanza senza chiave alla porta: non si è mai completamente soli.
E si capisce subito che gli avvenimenti si svolgono quasi un secolo prima dei nostri tempi, perché i due protagonisti iniziali, due minori, risultano particolarmente educati e parlano come fossero dei piccoli adulti. In fondo, a sottolineare la loro giovane età, è solo la scimmietta di pezza che Henrietta tiene in mano. È anche vero che entrambi hanno una situazione familiare non facile che li ha portati a maturare in fretta: Henrietta è orfana di madre ed è di passaggio a Parigi per raggiungere la nonna a Mentone, mentre Leopoldo, adottato da una coppia di americani che vive in Liguria, attende a casa Fischer di incontrare la madre naturale che spera lo conduca con sé in Inghilterra.
Per capire la storia di Leopoldo, l’autrice riporta indietro il lettore di dieci anni e racconta l’amore fra Karen e Max, due caratteri opposti che si incontrano. Ma, forse, più che di amore, si dovrebbe parlare della passione di un giorno, anche se maturata dopo una conoscenza che risale ad un tempo più lontano. In ogni caso è una relazione tenuta segreta, sia perché entrambi sono fidanzati con altri partner, sia perché le convenzioni sociali non consentono un rapporto alla pari, dato che la donna è di famiglia benestante ed aristocratica e l’uomo è un semplice impiegato di origini ebraiche, e sanno che la loro relazione non potrà avere un futuro. Questo è vero soprattutto per Karen, giovane, bella, ricca e talentuosa.
I personaggi sono solo otto e tutti ben caratterizzati, soprattutto quelli femminili dal cui punto di vista vengono osservati gli avvenimenti. A fare da tramite fra i personaggi sono le due donne di casa Fischer, madre e figlia, che, in modo totalmente diverso, sono anche quelle che hanno innescato gli eventi di questo romanzo, molto drammatico nella sua quieta tragicità e in cui si respira un’atmosfera così ovattata da essere quasi opprimente.
Anche se la scrittura, grazie anche all’ottima traduzione, risulta più moderna di quanto il romanzo, edito nel 1935, lasci immaginare, la storia d’amore di Karen con Max risulta un po’ troppo fredda per il gusto odierno. Il punto di vista è quello di Karen che, molto inglese in questo, tralascia di raccontare qualsiasi slancio passionale e affettivo.
Il romanzo è coinvolgente, pur essendo a tratti il ritmo piuttosto lento. Presenta inoltre dialoghi e riflessioni decisamente profondi e interessanti.
È un romanzo che consiglierei a tutti coloro a cui piacciono i classici inglesi.
Giudizio:
+4 stelle+Dettagli del libro
- Titolo: La casa di Parigi
- Titolo originale: The House in Paris
- Autore: Elizabeth Bowen
- Traduttore: Alessandra di Luzio
- Editore: Sonzogno
- Data di Pubblicazione: 2015
- Collana: Bittersweet
- ISBN-13: 9788845426018
- Pagine: 288
- Formato - Prezzo: Brossura - Euro 16,00