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La casa nera è un film di Wes Craven datato 1991 che è riuscito a riportarmi alla mente quel gruppo di fantastiche pellicole risalenti più o meno alla metà del decennio precedente che regalarono tantissimi momenti di gioia, divertimento ed emozione ai pre adolescenti di quegli anni. Parlo di film noti anche ai muri, alcuni famosi e continuamente proposti anche oggi, altri meno, titoli come I Goonies, Piramide di Paura, Navigator, Wargames, I Gremlins, Ritorno al futuro, Giochi stellari, E.T. e via discorrendo.
Ad accomunare queste pellicole c'erano la giovinezza dei protagonisti i quali oscillavano tra infanzia e adolescenza, e il forte senso di meraviglia, avventura, mistero e fantastico che permeava questo tipo di narrazione, sempre imbevuta in buone dosi di sentimento. Erano film perfetti per quell'età, anni in cui i miei coetanei e io eravamo intorno alla decina, anno più anno meno.
Il film di Craven rientra perfettamente in quello spirito, riporta a quelle atmosfere e a quelle emozioni, il tutto però virato verso il versante orrorifico e malevolo, cosa che rende La casa nera un prodotto potenzialmente adatto a ragazzi che hanno qualche annetto in più sulle spalle. Intendiamoci, il comparto horror è davvero blando, ciò nonostante non farei vedere questo film alla mia bambina di otto anni. Probabilmente agli adolescenti di oggi questa pellicola potrà non fare questa grande impressione anche se i due protagonisti in negativo della storia, pur incappando in sequenze grottesche e ridicole, hanno un'indole malevola che supera di gran lunga quella della banda Fratelli, di mamma e del tenero Slot (da I Goonies).
In fin dei conti il pubblico sul quale questo film può fare più presa potrebbe essere proprio quello dei nostalgici di quei film citati sopra ai quali La casa nera potrebbe ricordare anche le serate estive passate in compagnia di Zio Tibia e degli horror di Italia 1 (dove questa pellicola potrebbe aver fatto anche qualche passaggio). Per la scelta del titolo italiano si è invece puntato al richiamo forte delle varie case, prima tra tutte quella di Raimi, che hanno allietato i nostrani palinsesti in tempi passati e che sinceramente come stile e contenuti mi sembrano un poco più distanti.
Anche qui il protagonista è un bambino che vive in una cornice poco battuta dalle pellicole più note del filone, un ghetto nero di New York in uno squallido appartamento di un immobile devastato e abitato da tossici e disperati. La madre è malata e i padroni di casa, invisi a tutto il quartiere, hanno dato loro lo sfratto per demolire lo stabile. Il ragazzino (Brandon Quintin Adams), ribattezzato Matto dalla sorella, si lascia convincere dal delinquente Leroy (un giovane Ving Rhames) a tentare l'impresa: andare a rubare un fantomatico tesoro in monete d'oro proprio nell'abitazione dei padroni di casa.
Questi sono una coppia di fuori di testa composta dal duo Everett McGill e Wendy Robie già rodato nel favoloso Twin Peaks di David Lynch nel quale già interpretavano una coppia fuori dal comune (erano la matta Nadine Hurley e il sano Big Ed). I due sono sadici squilibrati che tengono segregati nelle cantine della casa alcuni ragazzi (le persone sotto le scale del titolo originale e più calzante) tra i quali ne hanno scelta una da adottare come figlia. La casa è una sorta di fortezza nella quale a Leroy e Matto accadrà di tutto. La vicenda procede tra crudeltà (visivamente mai forti) e siparietti virati al comico, qualche situazione poco credibile ma tutto avvolto da quel senso d'avventura adolescente tanto caro alle pellicole di cui abbiamo già parlato.
E' proprio in quest'ottica che va visto il film di Craven, se non si sta a spaccare il pelo nell'uovo e ce lo si gode per quello che è il film potrebbe dare delle belle soddisfazioni a diversi miei coetanei. Se avete quell'età lì, quella giusta, fossi in voi lo proverei.
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