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La Casa Viola di Marco Scalabrino

Creato il 11 aprile 2010 da Viadellebelledonne

La Casa Viola – Edizioni del Calatino

Marco Scalabrino

La Casa Viola di Marco Scalabrino

(in copertina una particolare immagine ad opera di Ester Scalabrino, presumibilmente la figlia del poeta che abita anch’essa nella casa viola)

La casa viola è la quarta raccolta del poeta trapanese Marco Scalabrino. Si tratta di una raccolta di circa trenta brevi poesie in siciliano con traduzioni in altre lingue, il brasiliano, il corso, il francese, l’italiano, lo scozzese, lo spagnolo, ad opera di traduttori e poeti quali Adelaide Petters Lessa, Alba Olmi, Nelson Hoffmann, Ghjacunu Thiers, Monique Baccelli, Hèdi Bouraoui, Tony Di Pietro, J. Derrick McClure, Margherita Feliciano, Enzo Bonventre, Flora Restivo e Maria Pia Vigilio, come a voler testimoniare che il siciliano si può a diritto collocare nel panorama linguistico mondiale, che il siciliano è lingua e non dialetto, che l’opera è corale e quindi universale. Le poesie di Scalabrino si discostano dalla poesia siciliana tradizionale, tutta rivolta al tempo che fu, alla nostalgia del passato, con facili rime e facile metrica, giacché il poeta usa un linguaggio asciutto ma non privo di musicalità, un linguaggio scarno ma non per questo privo di significato, anzi ogni parola pare scelta con cura e caricata di senso. Un linguaggio moderno quasi da poesia sperimentale che però certamente non disdegna le forme tipiche della lingua siciliana come la reiterazione delle parole per affermarne il significato (es. paru paru, jusu jusu). (riflessione: il poeta siciliano tradizionale indugia nelle rime in ia e au e nel gna gne bla, il siculo doc però parla poco e dice molto, anzi a volte per dire non ha bisogno neppure di parlare). Non mi pare che siano molti in giro i poeti che scrivono in siciliano a fare sperimentazione e ricerca, in questo momento mi viene in mente solo la Restivo sia per l’asciuttezza dei versi e per il peso della parola. Il poeta pare ci inviti  a misurare le parole, come a voler esorcizzare il frastuono in cui sono immersi gli uomini di oggi, il blablabla generale. Lui si fa carico di questo peso, di questo frastuono che lo attraversa e ci invita così a non averne paura (il poeta come agnello sacrificale? il poeta come parafulmine? il poeta come catalizzatore?). A chi vuole approfondire consiglio la lettura della bella e articolata prefazione di Flora Restivo alla quale è dedicata “Battaria” – “Frastuono”, la poesia che qui propongo, che termina con “nun vi spagnati” – “ non abbiate paura” , assieme a “La casa viola”  poesia che dà il titolo a questa particolare raccolta

La casa viola

Staiu
na casa
cu li naschi viola.

Stulani
a conza
di collamitina.

E lampi
e trona
pi viviruni.

La casa viola

Abito
una casa
con le narici viola.

Inquilini
a prova
di colla d’amido.

E lampi
e tuoni
in terrazza.

Trad. Maria Pia Virgilio

The purple house

I live
a house
with purple nostrils.

Tenants
stiffed
with corn starch.

And lightnings
and thunders
in the terrace.

Trad. Tony Di Pietro

Battaria

(A Flora Restivo)

Avissivu a sentiri battaria stanotti

è sulu l’universu
nna tuttu lu so pisu
chi di ncapu a li mei spaddi
ca tramusciu d’ossa
e sangu e lastimi
paru paru
jusu jusu
nzina a li pedi
scinni
e nesci
e munciuniatu
di li visciri di la terra
subissa

nun vi spagnati.

Frastuono

Se doveste sentire frastuono stanotte

è solamente l’universo
in tutto il suo peso
che attraverso me
con sconquasso di ossa
e sangue e spasmi
per intero
giù giù
sino ai miei piedi
scende
ed erompe
e sprofondo
sgretolato
nelle viscere della terra

non state a preoccuparvi.

Trad. di Maria Pia Virgilio



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