Ne conosco qualche esemplare (di casalinga perfetta intendo dire): rapida ed efficiente, la sua casa ricorda le pagine patinate di una rivista d’arredamento, con le superfici lucide, perché la polvere spaventata preferisce suicidarsi piuttosto che sottoporsi ai suoi trattamenti, con divani e poltrone lindi e senza ombra di contatto umano, con i vetri delle finestre tanto puliti da risultare quasi inesistenti, con gli armadi perfettamente in ordine dove maglioni e camicie sono impilati e divisi per gradazione di colore, come sugli scaffali di una costosa boutique del centro, dove non ci sono mucchi di vestiti in attesa del ferro da stiro, e la cucina è elaborata, sana e genuina.
Le casalinghe perfette escono di casa eleganti, griffate, accessoriate, con il trucco impeccabile e i capelli in ordine e, dopo aver accompagnato i figli a scuola e prima di fare la spesa, si concedono un meritato caffè e quattro chiacchiere con le amiche (logicamente casalinghe perfette come loro).
Provo una profonda invidia per queste meraviglie della natura soprattutto quando rientro a casa e faccio fatica a credere che non sia stata visitata dai ladri, ma che è esattamente come l’ho lasciata cinque ore prima, quando sono uscita per andare a scuola, o quando vengo assalita da incredibili sensi di colpa perché mi accascio sul divano (che è ben lungi dal sembrare lindo e senza ombra di contatto umano) invece di impugnare lo straccio per la polvere o il detergente per i vetri.
Poi l’invidia mi passa (e anche i sensi di colpa) e accetto la mia condizione di casalinga imperfetta.
In fondo la perfezione non è di questo mondo.