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La catastrofe aerea vista da Mosca

Creato il 25 luglio 2014 da Ilnazionale @ilNazionale

Russia Plane Crash25 LUGLIO – Mentre in Occidente la notizia dell’abbattimento del Boeing-777 malese ha fatto subito ricadere la responsabilitá dell’accaduto su Mosca, i media russi, riportando dopotutto le affermazioni dello stesso Putin, hanno richiamato l’opinione pubblica sull’unico dato evidente: l’assenza di prove in merito.

L’aereo civile partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur, operato dalla compagnia Malaysia Airlines, é stato abbattuto lo scorso 17 luglio nella regione secessionista di Donetsk, a poca distanza dal confine russo. Le 298 persone a bordo, equipaggio compreso, hanno tutte perso la vita. Di queste, la maggioranza, 198, erano di nazionalitá olandese. Altre 27 (28 riporta il quotidiano russo Nezavisimaja Gazeta) erano australiane e 10 britanniche. La catastrofe aerea é stata presumibilmente causata da un missile lanciato con lo scopo di abbatterlo. Proprio di abbattimento parlano generalmente i titoli dei giornali occidentali (“shot down” ad esempio riporta la CNN, “struck by missile” il New York Times), mentre gli articoli russi riportano tutti il termine “krušenie”, vale a dire “disastro, catastrofe, crollo”, quasi a sminuirne la causa umana.

aereo malese 3
La prima a puntare il dito contro Mosca è stata proprio la vicina Kiev, che senza pensarci due volte – e senza alcuna perizia reale in mano – ha identificato come arma usata per colpire l’aereo il BUK, la macchina militare russa capace di lanciare missili terra-aria. Sulla scia di Kiev si sono poste le affermazioni di altre personalità politiche occidentali, in particolare quelle rappresentanti le nazionalitá dei passeggeri del Boeing: Cameron per il Regno Unito, Abbott primo ministro australiano, ma anche il segretario di Stato americano Kerry (il Boeing è di casa statunitense). La Russia al contrario accusa la stessa Ucraina del disastro aereo. E porta diversi argomenti a sostenere i suoi sospetti.

Il 19 luglio il vice-ministro russo alla Difesa Anatolij Antonov ha posto dieci questioni alle quali vorrebbe che Kiev rispondesse. Innanzitutto chiede di portare delle prove concrete della colpevolezza dei secessionisti ucraini, quindi del reale utilizzo del BUK nell’abbattimento. Richiede anche di fornire apertamente il numero di missili terra-aria e aria-aria in possesso dall’esercito ucraino ed anche le registrazioni e segnalazioni operate quel giorno dai radar sui movimenti dell’aereo malese. Sostiene necessario inoltre spiegare perchè quel giorno fu fatta compiere una deviazione verso nord all’aereo e perchè il governo di Kiev non abbia pensato di proibire del tutto alle rotte aeree civili di sorvolare l’area sotto il controllo dei separatisti, non essendo questa adeguatamente fornita di torri di controllo. Antonov chiede inoltre di spiegare la presunta presenza di due aerei militari ucraini che accompagnavano il Boeing-777. Richiama Kiev ad attendere che le équipe di studio internazionali siano tutte giunte sul posto prima di cominciare a raccogliere e vagliare il materiale delle registrazioni radar e delle comunicazioni radio, come invece sta già facendo. Lancia infine un monito a Kiev a non commettere lo stesso errore del 2001, quando un aereo della Siberia Airlines venne abbattuto nei pressi del Mar Nero (78 passeggeri, tutti deceduti): anche in quell’occasione venne incolpata Mosca, ma dopo le perizie tecniche l’Ucraina fu costretta a riconoscere la propria colpevolezza.

Aereo abbattuto in Ucraina: 298 morti. Tensione Mosca-Kiev
Il 18 luglio il giornale Komsomol’skaja Pravda esce con un articolo sulle incongruenze del disastro aereo. Evgenij Sazonov, autore del pezzo, fa luce su quello che sembra essere un classico scenario che può fungere da miccia per un reale e significativo conflitto armato. Innanzitutto il giornalista mette in dubbio la possibilità che ad abbattere l’aereo sia stato un missile BUK: è improbabile che quest’arma militare possa colpire un target a 11 km di altezza che si sposta a 900 km/h (250 m/s); il suo tempo di lancio richiede cinque minuti durante i quali l’aereo compie circa 70 km e pertanto chi lo aziona dovrebbe essere al corrente dell’esatto percorso dell’aereo per poterlo abbattere. Com’è noto inoltre quel giorno all’aereo fu chiesto di compiere una deviazione dalle torri Kiev, di cui i separatisti difficilmente sarebbero stati al corrente. L’impatto con un missile terra-aria come il BUK inoltre causa una disintegrazione totale dell’obiettivo, mentre dalle foto si vede chiaramente come interi pezzi della fusoliera siano caduti al suolo. Effetti del genere si hanno solitamente, sostiene Sazonov, nel caso di missili aria-aria. L’attacco non avrebbe alcun senso se ideato dai separatisti o dalla Russia. Questo non giova alla reputazione di nessuno dei due. Anzi, come riporta il giornale Moskovskij Komsomolec, ora l’opinione pubblica internazionale è ancora più incline a considerare tutti i separatisti di Donetsk e Lugansk come terroristi, mentre la loro tragedia – peraltro mai riconosciuta – invece va avanti da ben prima del disastro aereo. La stessa scelta del luogo appare troppo perfetta, così come la vittima: un aereo non americano, non europeo, ma di un Paese del terzo mondo, malese.

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Il giornale Rossiskaja Gazeta sostiene che l’ago della bilancia sul caso del Boeing abbattuto è completamente nelle mani dell’ONU e dell’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile. Le loro risoluzioni condizioneranno le scelte politiche internazionali. Intanto però nell’attesa di una loro decisione, le affermazioni, anche pesanti, da parte dei diversi capi dello Stato non hanno tregua e, come sostiene la Nezavisimaja Gazeta, la catastrofe si è rivelata essere non solo aerea, ma anche diplomatica tra Occidente e Russia. La tragedia del Boeing ha ampliato i confini di quella che poteva sembrare (erroneamente) una guerra civile interna all’Ucraina. Il quotidiano infine chiede al Presidente russo del Centro per la Sicurezza Internazionale Aleksej Arbatov quali scenari è possibile prevedere ora. Arbatov ha presentato tre possibilità: se venisse assodato che i colpevoli sono i separatisti di Donetsk con l’aiuto della Russia, per quest’ultima ci saranno forti sanzioni; se le accuse di Antonov contro l’Ucraina si rivelassero vere, la pressione internazionale su Mosca si allenterebbe, al contrario di quella su Kiev; se l’Organizzazione internazionale dell’Aviazione Civile non riuscisse ad identificare un colpevole con sicurezza, in ogni caso ci sarà una netta scissione tra Occidente e Russia, ma probabilmente senza richiesta di sanzioni.

Missile abbatte un aereo malese in Ucraina, 295 morti
In attesa che le perizie vengano eseguite e che i capi dello Stato decidano dove porsi tra imparzialità e provocazioni, l’intelligencija russa – da sempre abituata a schierarsi e commentare la situazione socio-politica contemporanea – si dimostra essere scettica e disincantata. Abituata da più di un ventennio ormai a colpi di stato, corruzione, poca trasparenza, presidenti a dir poco zaristi, anche davanti a questa tragedia non vede via di uscita positiva per la Russia. Sia che risulti alla fine colpevole, sia che ne esca innocente, gli scrittori, i poeti, i giornalisti sono certi delle pessime conseguenze diplomatiche per tutta la Federazione. L’opinione è quella di Zachar Prilepin in un commento nella sua pagina Faceebook riportato poi sulla Komsomol’skaja Pravda il 20 luglio. Prilepin scrive che ormai i suoi colleghi, dallo scrittore Levental’ al giornalista Tukmakov ai poeti Kenžeev e Orluš (solo per citarne alcuni), sono pronti ad accettare qualsiasi verità, anche se questa non fosse confermata da prove ma solo decretata, come ormai spesso avviene, dagli organi politici internazionali.

Martina Napolitano

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