La catastrofe propedeutica, foriera di societa’ piu’ umane

Creato il 02 dicembre 2013 da Wally26

Catastrofi sociali, economiche e naturali; drammi e opportunita’

Quello della catastrofe e’ un tema ricorrente nei miti e nelle credenze religiose  di quasi tutti i popoli del mondo. Basti pensare alle previsioni apocalittiche contenute nella Bibbia e al diluvio universale, di cui narrano popoli di tutti i continenti. Racconti di immani distruzioni ricorrono nei miti della creazione babilonesi e in quelli dei Nativi americani, nei miti hawaiiani  e nelle leggende popolari cinesi. Spesso si parla di divinita’ stanche della cattiveria o della disobbedienza degli uomini che decidono di fermare la loro corsa verso il male e l’autodistruzione tramite catastrofi di varia natura; guerre, alluvioni, malattie. Tutto questo pero’, sembra avvenire a fin di bene, per far prendere alla societa’ una direzione migliore. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Europa occidentale ha saputo trovare una formula che le ha permesso di convivere pacificamente e progredire insieme per lo sviluppo sociale dei suoi cittadini. Seguendo questa ottica si potrebbe asserire che anche questo drammatico periodo caratterizzato da una crisi economica, finanziaria e morale di portata planetaria, da “rumori di guerre e rivoluzioni”, di “carestie e terremoti in vari luoghi”, dovremmo probabilmente: “…non allarmarvi; è necessario che tutto questo avvenga”.  

Quindi anche le catastrofi naturali e quelle economiche possono ricadere nella categoria “opportunita’”secondo la logica biblica del male propedeutico a un bene maggiore?

Proseguendo brevemente sulla scia della rivelazione biblica, citerei anche la Seconda Lettera a Timoteo (3,1-3,5) in cui si dice che:

1Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. 2Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, 3senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, 4traditori, sfrontati, accecati dall’orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, 5con la parvenza della pietà mentre ne hanno rinnegato la forza interiore.”

Io direi che viviamo in questo tipo di societa’ gia’ da parecchio tempo e che la catastrofe finanziaria iniziata nel 2006 che continua ancora oggi a mietere posti di lavoro con tutte le conseguenze sociali del caso, non sia altro che la conseguenza di una crisi sociale che investe tutti. In ballo oggi c’e’ una grossa crisi morale ed etica che trascina le societa’ verso la disperazione.  

Negli eventi mondiali degli ultimi anni mi sembra di scorgere non un castigo, divino se volete, ma una provvidenza, divina se volete, cioe’ una serie di passaggi necessari ad aprire la strada a cambiamenti sociali positivi che vanno nella direzione del rinnovamento spirituale e sociale.

Le nostre democrazie si stanno svuotando di significato, in Italia non eleggiamo un politico a nostra discrezione ma un partito che sceglie il proprio rappresentante secondo i propri interessi e non quelli della gente, la corruzione sta corrodendo quelle strutture nate per facilitare la convivenza sociale e per stimolare le persone alla realizzazione della propria vocazione umana. Il nepotismo impera. Si parla di crisi dello stato-nazione, argomento trattato in passato su questo blog. La globalizzazione, la dislocazione di persone, attivita’ industriali e capitali, impoverisce tutte le nazioni, smembra le famiglie. Assieme alla globalizzazione un corollario di conseguenze nefaste si accompagna a questo cambiamento sociale; corruzione, deresponsabilizzazione, opportunismo, immoralita’ di ogni tipo. Il motore della globalizzazione, una finanza che ha tolto dall’equazione economica il fattore umano, sta creando squilibri sociali in ogni stato. Il solo modo per creare o ricreare, ove sia andato perduto, un ambiente sociale giusto che favorisca lo sviluppo umano e spirituale a beneficio di tutti, e’ quello di ripensare completamente i modelli economici, sociali e anche urbani.

Si parla spesso di “decrescita”, ma non e’ di questo che abbiamo bisogno, bensi’ della riqualificazione della persona umana e del suo ruolo nella societa’, di una  revisione etica della finanza, dell’economia e delle strutture statali. Non si deve commettere l’errore di chiedere o peggio, di imporre prossimo, di rinunciare a qualche cosa nel nome della “collettivita’”; quella e’ una strategia palesemente fallimentare.

C’e’ bisogno invece di uno stato snello, di una burocrazia agile, di una pressione fiscale minore, occorre rilocalizzare la produzione per creare lavoro, diversificare l’approvvigionamento energetico e sanitario, etc. etc. etc.

Ma il punto di partenza e’ sempre quello:

rimettere al centro del discorso la persona umana e ripensare di conseguenza il ruolo dello stato e delle sue funzioni e il ruolo dell’economia dal punto di vista di “un’etica non ideologizzata”, la sola che “consente di creare un equilibrio e un ordine sociale più umano.” (citazioni tratte dall’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” di papa Francesco).

Continuando a citare papa Francesco:

55. Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.

… e ancora:

57. Dietro questo atteggiamento si nascondono il rifiuto dell’etica…. La si considera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere.

… infine:

58.Una riforma finanziaria che non ignori l’etica richiederebbe un vigoroso cambio di atteggiamento da parte dei dirigenti politici, che esorto ad affrontare questa sfida con determinazione e con lungimiranza, senza ignorare, naturalmente, la specificità di ogni contesto.”

Spazio alla creativita’ e all’iniziativa personale

Questa mattina stavo guardando un reportage che mostrava come nelle prefetture giapponesi colpite dal terribile tzunami, il sistema sanitario locale sia crollato del tutto. Un ospedale di quattro piani invaso dall’acqua e inagibile, numeroso personale deceduto, giovani medici e infermieri che hanno lasciato la zona per cercare occupazione in altre prefetture mentre un gran numero di anziani ultra ottantenni bisognosi della zona sono rimasti privi di assistenza. Il sistema sanitario statale non e’ attualmente in grado di servire quella zona per la mancanza di strutture e allora i paramedici e i tirocinanti locali si stanno organizzando per proprio conto visitando di casa in casa ( quelle rimaste in piedi) gli anziani, e comunicando da li con i medici tramite computer per vedere cosa somministrare e come. Si tengono riunioni con il personale disponibile e si inventando nuovi modi per raggiungere e seguire i pazienti. In casi estremi come questo accade spesso che le persone si attivino per dare una pronta e generosa risposta cercando di aiutare secondo possibilita’ e creativita’ propria, senza aspettare l’intervento dello stato, che puo’ essere lento in casi come questo.

A parte situazioni limite come queste, che spingono le persone a dare un supporto gratuito, emotivamente partecipato e creativo nel sociale, si dovrebbe davvero formare un nuovo tipo di societa’ che rimetta al centro l’uomo. Con le giuste premesse, arti e mestieri possono rifiorire, ciascuno potrebbe seguire le proprie aspirazioni e provvedere al proprio sostentamento mettendo a frutto i o il talento proprio a seconda delle proprie capacita’, possibilita’ e aspirazioni e forse in questo modo nascera’ un nuovo Mozart o un nuovo Einstein! L’America e’ assillata da questo problema, non si capacitano del fatto che nella nazione non nascano “geni”. Molti ingegneri e dottori provengono dall’estero, ad esempio. La questione e’ talmente sentita che il sistema educativo e’al centro di numerosi dibattiti. Il documentario “Aspettando Superman” e’ diventato presto un caso, ma il problema giace proprio in questa concezione quantitativa, riduzionista e omologatrice della natura umana. Se nelle scuole elementari si continua a proporre un sistema standardizzato (il NCLB, No Child Left Behind) che impone a tutti gli alunni di raggiungere lo stesso livello di preparazione nelle tre materie che stanno piu’ a cuore all’amministrazione americana: matematica, lettura e scrittura, abolendo materie altrettanto importanti come le lingue straniere o l’educazione artistica per cui forse alcuni studenti sono maggiormente portati, non lo avranno mai e poi mai un nuovo Superman. 

Questa e’ la dimostrazione che per far fiorire armonicamente una societa’, occorre praticare una vera democrazia partecipativa garantendo liberta’ di espressione, di impresa e criteri meritocratici per favorire eccellenza tecnologica e artistica, e al contempo promuovere moralita’, compassione e gratuita’ come valori base per un vero sviluppo sociale e una vera solidarieta’ umana, che solo in un clima di liberta’ e vera partecipazione possono fiorire.

Come ha scritto papa Francesco:”…vero dinamismo della realizzazione personale.. e altra legge profonda della realtà (e’ questa): la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri”

… e ancora:

Vi esorto (riferendosi ai rappresentanti delle istituzioni politiche) alla solidarietà disinteressata e ad un ritorno dell’economia e della finanza ad un’etica in favore dell’essere umano.

Nessuno dovrebbe essere costretto a trascurare i propri talenti per uniformarsi alle “necessita’ del mercato”, della corporazione, al fine di provvedere al proprio sostentamento. Se uno nasce artigiano potra’ seguire la sua inclinazione senza essere costretto a diventare contabile. In una comunita’ in cui i rapporti si basano sulla fiducia e una moralita’ condivisa, anche i rapporti commerciali godono di una ricaduta positiva. Chi e’ piu’ fortunato socialmente ed economicamente, anziche’ chiudersi nel suo mondo di comodita’ si sentira’ interpellato a dare del suo gratuitamente, per favorire il benessere del prossimo. Questa e’ vera democrazia.

E’ una società etica, non un socialismo ideologico e politico, il vero motore del bene individuale e sociale

Una societa’ etica ha a cuore il benessere dell’individuo e questo a sua volta ha a cuore il bene comune perche’ nella societa’ in cui vive riconosce l’ambiente ideale che gli consente di costruire il suo futuro e quello dei suoi figli. C’e’ rispetto, mutualita’ e gratuita’, non coercizione.

Questa immagine, che vuole provocare il sorriso in maniera apparentemente ingenua, e’ un chiaro esempio di critica marxista. Una famiglia americana si prepara a festeggiare il Giorno del Ringraziamento con una preghiera a Gesu’. Al contempo viene mostrato un contadino, probabilmente messicano di nome Jesus, che coglie fagiolini destinati al mercato americano, da solo, in un campo. La famiglia benestante e’ unita, il contadino povero e’ anche solo. Ecco tornare la retorica del “bianco sfruttatore”. Ma in una democrazia sana non c’e’ niente di sbagliato nella divisione del lavoro basata sulla propria naturale inclinazione e capacita’. Quel contadino forse non e’ tagliato per l’ingegneria aeronautica e forse gli sta bene quel lavoro perche’ sa che non potrebbe, almeno per il momento, perseguire altro. Puo’ anche darsi che in una foto successiva vedremo Jesus in una scuola professionale a imparare odontotecnica.

Teniamo ben conto che una societa’ veramente democratica offre la possibilita’ di lavorare onestamente tanto all’ingegnere aeronautico quanto al contadino poco alfabetizzato!

Non tutti siamo geni della matematica e non tutti abbiamo la forza fisica per fare certi lavori pesanti. Il problema sorge quando una societa’ non da’ lavoro all’ingegnere aeronautico ma solo ed esclusivamente al contadino o viceversa, da’ lavoro solo all’ingegnere e non al contadino: quello e’ il segnale della crisi. E il campanello d’allarme e’ scattato in varie parti del mondo, in America ma anche in Cina.

Lenin, Mao, Pol Pot, Castro etc. truffarono milioni di persone impoverendole ulteriormente (e uccidendo milioni che non condividevano la loro filosofia) proclamando che la giustizia sociale e la liberta’ si potevano ottenere espropriando i  proprietari legittimi di terra, immobili e mezzi di produzione per redistribuirli ai cittadini, i quali pero’ a loro volta, dovevano volontariamente rinunciare alle proprie aspirazioni personali per mettere in comune i propri beni e lavorare forzatamente per la comunita’ anziche’ per il raggiungimento della propria felicita’.

Questo assunto si e’ dimostrato sempre fallimentare perche’ basato su una errata compresione della natura umana, quella omologante e standardizzata secondo la quale quello che va bene ad uno va bene a tutti.

Andava certamente bene a molti mediocri i quali preferivano attaccarsi al carrozzone del partito per trarne favori e una vita decente che non si sarebbero potuti guadagnare altrimenti.

Nessuna coercizione, pero’, garantisce una societa’ giusta e nessuna divisione del lavoro sommaria e imposta dall’esterno rende l’uomo libero e felice, neanche chi si attacca al carrozzone dei vincitori.

Ognuno di noi e’ unico nei suoi interessi, inclinazioni, limiti e capacita’ ed e’ segnato da differenti percorsi di vita ed esperienze. Inoltre basta guardarci intorno; anche il mondo naturale in cui viviamo ci ricorda di come ogni elemento sia simile ma non identico agli altri e di come ognuno sia unico, irripetibile e necessario al funzionamento del “tutto”.

Nell’ideale socialista, quella applicata nei paesi dell’Est Europa e altrove nel mondo, lo stato, fattosi garante unico del bene comune, coscrive il cittadino a lavorare per esso e quindi per il “bene comune” imponendogli di privarsi di ogni bene e liberta’ privata per raggiungere questo scopo. Si invidia chi possiede di piu’ e lo si demonizza agli occhi del popolo.

Questa logica di protesta e contrapposizione continua e’ destinata per sua stessa natura a non portare conseguenze genuinamente democratiche.

Secondo voi una persona che vive in un sistema di questo tipo, aiutera’ spontaneamente la causa del bene comune, oppure cerchera’ piuttosto di sopraffare il suo prossimo per racimolare qualc’ cosa in piu’ per se? E se potra’, non fara’ ricorso a sotterfugi corrompendo questo e quello per ottenere un pezzo di pane in piu’ o un posto di lavoro decente nell’amministrazione statale? Questo e’ cio’ che e’ avvenuto nei regimi comunisti e socialisti dell’Est e che avviene a certi livelli anche in Italia, e’ il male che ha affossato le aspirazioni individuali e bloccato la creativita’ e la libera impresa.

Prima di tutto e’ errato l’assunto marxista sulla liberta’. Se e’ lo stato a dettare cosa sia bene e male per il cittadino, egli non sara’ libero di perseguire la propria innata e personalissima chiamata alla felicita’. Un’economia prettamente statale raramente ha creato occasioni per lo sviluppo di un clima commerciale sano e produttivo basato su criteri di meritocrazia con una ricaduta positiva nel sociale. Se avete esempi in senso contrario, vi prego di menzionarli.

Ciascuno col suo, i suoi, talenti

Si narra che San Giacomo sulla via per Santiago de Compostela utilizzasse una conchiglia per fare l’elemosina: anche il piu’ povero che incontrava per la via avrebbe potuto donargli un goccio d’acqua o un pezzettino di pane contribuendo come poteva al suo sostentamento. Che bella metafora!

Si dovrebbe contribuire al bene del prossimo in maniera libera e gratuita infatti, ognuno secondo le proprie possibilita’ e secondo la propria coscienza

Torniamo a noi, al socialismo italiano piu’ raffinato e meno brutale ma altrettanto medievale nella sua visione statica della societa’. Di massima l’uomo contribuisce al bene del prossimo se messo in grado di perseguire prima di tutto il proprio benessere e la propria realizzazione. Ogni uomo ha i suoi propri talenti e le proprie inclinazioni e c’e’ anche chi nasce sotto una buona stella; anche queste persone possono contribuire  al bene del prossimo, non e’ una legge di natura l’equazione ricco = sfruttatore. Non e’ neanche una giustificazione valida alla causa della democrazia la pretesa che defraudare il benestante sia giustizia sociale. Il nocciolo della questione sta altrove; per ottenere una democrazia sana e un capitalismo sano, libero da speculatori e approfittatori e capace di creare e mantenere un ambiente di scambio libero e produttivo che favorisca la creazione di nuovi posti di lavoro e garantisca a tutti la possibilità di realizzarsi come meglio crede, e’necessario che tutti i soggetti siano d’accordo sulle regole da seguire.

Ci sono due soli elementi che garantiscono la stabilita’di un tale sistema di regole: una moralita’ a prova di corruzione e la convinzione che la liberta’ dell’uomo sia innata e si possa consegure consentendogli di mettere a frutto i propri talenti come meglio crede.

Se mancano questi due paletti, tutto crolla. E infatti sta crollando tutto, in ogni parte del mondo.  Sono irrilevanti le altalene dello spread se la societa’ non si trasforma e riforma mettendo alla base di ogni sua espressione la moralita’ e la concezione della sacralita’ della persona umana, cioe’ il soggetto consapevole e capace di una libera scelta per il bene personale e sociale.

Concludo con una frase di papa Giovanni XXIII tratta dal discorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II del 1962;

(Alcuni) nelle attuali condizioni della societa’ umana non sono capaci di vedere altro che che rovine e guai [...]. A noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunciano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanita’ sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di la’ delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane…


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