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Creato il 11 giugno 2013 da Pasquale Allegro

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Più mi ritrovo ingabbiato in una categoria, più mi pare di far parte di una razza maledetta.
Di una razza che fatica per quattro centesimi quattro, mi si aiuti a dire quattro, che si sente di dover rimediare un posto in questa società d’accattoni rinsaviti, per cui il più forte sfrutta il più debole; e non bisogna essere per forza leone o gazzella, perché non si tratta qui di come mammeta t’ha fatto, ma di come il trasformismo di status possa sovvertire alcune dinamiche sociali. E allora, per chi era gazzella e si ritrova come per magia ad essere leone, non succede come ci s’aspetterebbe dalle più giuste delle rivincite dei nerds, che cioè quella belva gazzella di prima adesso pensi solo a nutrirsi di insalata, ma no, ché d’improvviso il più truculento degli appettiti la traveste e la muove. Belva assetata, belva di sistema, denti aguzzi e cervello sopraffino, rampante di vetta in vetta, altro che gazzella azzoppata e smunta.
Magari il fatto di marcire in una categoria può voler dire pur qualcosa, immaginare di essere brodaglia macinolenta è pure contar qualcosa, come essere sostentamento, vivere e morire insieme, come in una band di solisti, come in una gang di inibiti assassini, di quelle in cui poi ci si spara addosso l’uno con l’altro, come ne Le iene a sbudellarsi a vicenda.
E così, cari giornalisti vi scrivo, così almeno leggete un po’, così leggete di qualcosa che non avete scritto voi, voi lettori della domenica pomeriggio divaccati sul proprio pezzo di tremila sbarra tremilacinquecento caratteri.
Ah, se poi la gente sapesse quanto e cosa legge chi scrive, ah se solo la gente potesse sapere di questa lista, vuota più del bianco più del nero, si impietosirebbe molto più per questa notte che per quei quattro centesimi a rigo di contratto.

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