[ripropongo volentieri un brano scritto per il blog Filosofipercaso e incluso nella raccolta di prose inedite il diario della specie espunta ]
C’è da chiedersi chi se non un poeta possa credere che alla fine del tirocinio dell’occhio – che dalla caverna, viene sferzato dal sole, per poi tornare alla caverna, come si torna alla madre, come si torna alla morte – chi possa credere che alla fine “potrà osservare e contemplare quale è veramente il sole” (3). Solo un poeta può essere così eretico da credere che ciò sia possibile. Così pazzo da pensare di poter tornare alla caverna e professare l’eresia, accettando di “patire di tutto piuttosto che avere quelle opinioni e vivere in quel modo”(4) di prima di aver visto la luce; il modo di prima, in cui si viveva tutti pressoché da ciechi nella caverna.