Ricettina veloce veloce per ricordare a me stessa che, a volte, la cucina fa entrare in noi così tanta gioia che non mettere le “mani in pasta” potrebbe davvero essere un delitto!
Amo i “finger foods” e chi viene a pranzo/cena da me lo sa benissimo…mi piace sporcarmi le mani sia mentre cucino che… quando mangio quindi mi son detta perché non fare del pane morbido da mangiare quando ne hai voglia durante la giornata (senza orario nè ritegno!)? ed allora ecco la ricettina del chapati (ovviamente di pasta madre) che faccio da anni ormai… é facilissima, basta fare il solito impasto con pasta madre, acqua e farina integrale (di solito faccio 450g di farina), aggiungere 150g di farina di manitoba per rendere il tutto più morbido, un pizzico di sale, un paio di cucchiai di olio evo e lasciare lievitare tutta la notte.
Il giorno dopo ricavare della palline, lavorarle con le mani schiacciandole per bene (piuttosto per non rischiare che vi venga crudo il pane usate un piccolo matterello), quindi cuocerle in un’ampia padella antiaderente (va benissimo anche quella per fare le crepes!) uno per volta (ed é questa la vera scocciatura!)
Considerate che se sono abbastanza fini dovranno cuocere poco, non più di 3-4 minuti quindi fate una pila di pane così da tenderlo in caldo, mettendone uno sopra l’altro.
Per il condimento o la “pietanza” come la chiamava mia nonna io amo fare creme di legumi, come il classico hummus di ceci (per l’estate in versione “rosa“) o anche creme profumate di verdure come quella con broccolo, uvette, anacardi, cumino e coriandolo (ricettina prossimamente) …ma davvero potete sbizzarrirvi, anche una semplice crema di tofu rende il piatto completo e…bon appétit!
Passando ad altro, lasciatemi dire che sono felice di essere qui a scrivere di nuovo e sono felice di essere riuscita finalmente a creare un po’ d’ordine nel caos.
La mia vita sta subendo forti cambiamenti ed il mio stato d’animo, le mie esperienze (ed anche lo scrivere) non sono immuni a questi stravolgimenti profondi ovviamente.
Sono sicura che a tutti almeno una volta nella vita capiti di chiedersi se quel che si sta facendo abbia davvero senso, se stia portando noi stessi verso una meta, un luogo nel quale non appena messo piede ci sentiremo appagati …per sempre. Bè, in questo momento di cambiamento e transizione personale che vede come forti punti fermi la vita per come l’ho costruita sull’etica e le mie passioni, anche io mi faccio alcune domande e, se in alcuni casi riesco a darmi delle risposte, seppur non certo soddisfacenti, in altri invece, le domande non sono nemmeno complete… e restano lì aperte, ad aspettar di venir concluse…probabilmente però non da me ma dalla vita stessa e dagli eventi che la riempiono rendendola tanto inaspettata…
amare quel che si fa rende tutto più bello, essere orgogliosi delle proprie scelte, essere trasparenti con sè stessi e cercare di comprendere che non sempre quel che ci accade può essere controllato (da noi almeno) bensì accettato e capito credo sia l’unico modo per tentare di raggiungere la tanto ambita “felicità” …termine angusto, ruvido che crea per eccellenza troppe aspettative, e si sa che sono le aspettative a dar vita alla vera anticamera dell’infelicità…ma come vivere senza dotarsi di aspettative? come permettersi il lusso di pensare con cinismo la propria esistenza? …no, assolutamente da non fare (o per meglio dire, io non potrei mai!) …preferisco di gran lunga una delusione piuttosto che nutrire il mio mondo con cibo vuoto ed insipido…
Cosa sto davvero comprendendo? che celebrare la semplicità è il modo migliore per ritrovare sé stessi, fare quel che amiamo, fare quel che davvero ci rende felici anche semplicemente mentre viviamo l’istante in cui lo facciamo é la strada maestra da seguire…
avere un sentiero a volte é più importante di conoscere dove questo ci porterà.
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