Erba delle rondini è un appellativo molto affascinante, rimanda a qualcosa di naturalmente magico nel mio immaginario. L'erba delle rondini è la celidonia, conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà medicinali. Si chiama così perchè celidonia deriva dal greco chelidôn che significa rondine, secondo una leggenda infatti, questi uccelli la utilizzavano per guarire gli occhi dei loro piccoli nati ciechi. E' facile dedurre quindi, che la tradizione le attribuisca proprietà curative nei confronti delle patologie oculari, ma oggi se ne fa uso per curare le verruche, ed è per questo che viene anche chiamata erba delle verruche o erba dei porri. In verità le proprietà della celidonia sono molte, cominciamo a vedere quali.
Uso interno:
per i crampi intestinali e gastrici e per il trattamento dell’asma, trattamento di affezioni vascolari ed epatiche come l’ittero, la colecistite o la litiasi (calcolosi), problemi di nervosismo e di insonnia per il lieve effetto sedativo.
Uso esterno: affezioni dermatologiche, in particolare le verruche causate da alcuni tipi di papillomavirus, grazie alle sue proprietà antimicotiche. Combatte l’eczema, la tigna e le ulcere.
Vi sono anche altre proprietà terapeutiche che ha la celidonia, fra queste l'aumento del calibro delle arterie coronarie che la rende utile al trattamento dell’aterosclerosi, perché riduce il battito cardiaco e la pressione arteriosa, ma non è efficace nei confronti dei problemi di pressione dovuti al sistema renina-angiotensina-aldosterone.
Della celidonia si usano le parti aeree della pianta, il suo lattice (o linfa gialla) e le radici. Bisogna comunque fare attenzione, perchè a fronte delle sue innumerevoli proprietà, la celidonia è una pianta tossica che contiene: alcaloidi (1%) molto potenti, come la berberina, la coptisina, la chelidonina, la sanguinarina e l’allocriptopina.
Dosaggio
- Per l’uso esterno, sui calli, i duroni e le verruche, si applica una piccolissima dose di succo fresco facendo attenzione a non toccare le parti sane della pelle per evitare di provocare irritazioni. È possibile cogliere e frantumare da soli la pianta e applicare 2 o 3 volte al giorno una goccia di lattice direttamente sulla zona da trattare.
- Per uso interno, fare un infuso o un decotto di foglie, 3 volte al giorno. Lasciare in infusione per qualche minuto 5 g di foglie al massimo, in acqua bollente. Il gusto è particolarmente amaro.
- Esistono anche delle capsule e delle preparazioni omeopatiche per trattare i problemi epato-vescicolari.
Come accennato precedentemente, essendo la celidonia una pianta tossica, per la presenza di sostanze attive alcaloidi, bisogna assolutamente evitare un trattamento prolungato o superare le dosi e le quantità prescritte per la preparazione di infusi o tisane; inoltre non bisogna ingerire la pianta fresca né il lattice, che è altamente corrosivo per le mucose. Dosi elevate possono inoltre risultare tossiche per il fegato (epatiti).
Per questi motivi è bene tenere presenti le controindicazioni a cui si può andare incontro: non assumere in gravidanza, vietata ai bambini a causa della sua tossicità.
Se sono state assunte dosi eccessive di celidonia, esiste un rischio elevato di gravi irritazioni della mucosa digestiva, con sintomi come nausee, vomito, diarree gravi e quindi rischio di disidratazione. Anche il lattice è altamente corrosivo per le mucose. L’assunzione di dosi ancora più elevate può provocare gravi disturbi nervosi e l’ingestione massiccia di questa pianta può essere mortale.