A partire dalla sigla, una meravigliosa canzone a tema di Brassens, il film procede rapido e incalzante: Veber sembra aver pensato la sceneggiatura per il teatro e, in ogni caso, un teatro da camera: certo, la casa di Pierre è grande e magnifica, ma la vicenda (più o meno un atto unico) non faticherebbe a svolgersi nei pochi metri quadrati del mio salotto. I rarissimi esterni appaiono superflui e rischiano di allentare un po' la tensione, per fortuna la sceneggiatura è solida e impeccabile. La cena dei cretini è una commedia di malintesi senz'altro piuttosto prevedibile in diversi frangenti, ma proprio questo la rende più leggera e fa apprezzare l'intrinseca intelligenza nello sviluppo.Lontano (grazie al cielo) dal tocco demenziale da cinepanettone che appesantisce (e rende, a mio avviso, parecchio irritanti) molte commedie francesi, nonostante diverse semplificazioni e l'abuso di macchiette, La cena dei cretini si tiene a debita distanza anche dal tono melodrammatico a cui sembra condannata la sua conclusione. Vi si evita il moralismo d'accatto, l'ammuffito tono politically correct, eppure non si cade mai nel volgare: lo sberleffo nei confronti delle persone più goffe in società viene messo alla berlina come la loro improvvida incapacità di stare al gioco in qualsiasi caso. L'umanità di queste persone viene equiparata a un ballo, a una giostra, a un godereccio rendez-vous, dove c'è di tutto e ce n'è per tutti e una storia, magari arranca, ma alla fine trova spazio dietro ogni vita.





