La censura di Twitter

Da Mriitan @MassiRiitano

Chi studia con attenzione i Social network sta osservando che gradualmente il popolo “sociale” italiano sta effettuando una migrazione verso Twitter graduale.

Sempre piu’ “amici” si trasformano in “cinguettatori” appena capiscono le funzionalita’ di Twitter, la velocita’ con cui e’ possibile in interagire con il mondo e la velocita’ propulsiva che ha questo SN.

Twitter non ha bisogni di confermare amicizie, non necessita’ di bilanciarle, inizi a “seguire” una persona perche’ sei interessato a cosa scrive a cosa pubblica, molto meno ai suoi affari personali, cosa in cui Facebook e’ invece campione di incassi.

Con la stessa velocita’ con cui molti aprono l’account in Twitter oggi, molti lo lasciano, perche’ appunto meno friendly di FB, meno “sociale” in termini di visione d’insieme, ma sicuramente al momento c’e’ un interessa per l’uccellino anche da noi.

Peccato che proprio in queste ore Twitter ha deciso di censurare se stesso. Si, proprio cosi’, in pratica la Societa’ ha dichiarato ufficialmente che si rendera’ capace di censurare un determinato tweet (una dichiarazione dell’utente: un cinguettio), se questi e’ considerato fuori legge da un determinato stato.

In pratica lo stesso tweet rimarra’ visibile agli utenti fuori dal paese in questione, ma proprio nel paese in cui forse e’ piu’ necessario leggere quella notizia non verra’ reso pubblico. In pratica anche un dichiarare palesemente che e’ si giusto vedere tutto, ma solo in alcuni posti.

Per cui chi e’ sotto regime continuera’ ad esserlo, si forse si potranno continuare a lanciare gridi d’allarme, ma all’interno di quello Stato che reputa quella parola fuori legge non si potra’ sapere.

Si fa l’esempio di tweet nazisti che ad esempio in Germania sono vietati per Legge, o anche in Francia, si fanno esempio della Cina, il paese piu’ filtrato al mondo rispetto al numero di abitanti, insomma informazioni di serie A e B.

Mi rendo conto che l’uso della tecnologia vada sempre controllato se puo’ nuocere all’umanita’, non sono per la liberta’ a priori senza un minimo di discussione, ma gia’ il classificare la cosa tra “fuori” e “dentro” uno Stato sta ad indicare poca chiarezza, senza considerare poi la possibilita’ di aggirare l’ostacolo geografico.

E’ troppo facile, come stiamo assistendo, spostare tutta la responsabilita’ da chi pubblica un determinato articolo in rete, o sul proprio social, al provider, cosi’ da incutere su di essi la paura di tutto e automaticamante censurare, solo continuando a responsabilizzare chi scrive, e con gli adeguati controlli su quanto eventualmente scritto e le relative origini, si potra’ garantire che la rete continui ad aiutare a diffondere idee, notizie e ovviamente stupidaggini.

Massi


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