la cerniera sul petto si è aperta da cima a fondo
alla finestra ogivale si è affacciata l’immagine
ma è il suo corpo che preme con il ventre
il suo corpo che arresta il respiro sulla soglia
senza contatto la cerniera si richiude rapida
La cerniera, Antonio Porta
Non mi bastavano i libri sparsi sul divano, sopra il letto e sotto, sul comodino e sullo sgabello del bagno. Con la nausea che mi fa tremare le braccia mi avvicino alla libreria e cerco Porta. Il libro ha due orecchie, una è a pagina trecentocinquantasette, non lo leggo da più di un anno, non ricordo di avere mai letto “La cerniera”.
È il modo lento che hai di parlare, come se fossi sempre sul punto di pentirtene, come lo fossi anch’io. Le parole che alla bocca si avvicendano come morsi timidi sicuri. Quando stasera tornerò sarà già tardi, un giornata più lunga per festeggiare ma festeggiare cosa, le note sconnesse tra gli appunti sul patrimonio e l’identità territoriale, nomi che diventano improvvisamente cari senza conoscerne la ragione, ripeterli molte volte, scriverli molte volte, annuire senza capire, capire e tacere. Tutte le parole che mi tornano dal passato come risposte o palpebre serrate. Tu che resti sulla soglia, aspettando l’ombra che si muove, schiena contro tenda sottile, nell’umido dell’alba.
Si chiude così la cerniera, prendo il caffè ed esco.
il desiderare resiste in un punto
prima e dopo il segnale della separazione
i corpi non si sono congiunti mai
e solo questo volevano