La chemioterapia a base di taxani, nuovo studio

Creato il 05 novembre 2012 da Laprostata @espriweb

La chemioterapia a base di taxani (paclitaxel, docetaxel, e cabazitaxel) è da tempo utilizzata per trattare i pazienti colpiti da un tumore alla prostata. Recenti ricerche hanno fornito nuove spiegazioni in merito all’effetto prodotto da questo tipo di terapia. Per anni si è sempre pensato che quest’ultima avesse un’unica funzione: quella di bloccare la divisione delle cellule tumorali. Un gruppo di ricercatori ha, invece, scoperto che questa chemioterapia permette di agire sulla tubulina, una proteina che costituisce i microtubuli. Questi ultimi forniscono una struttura scheletrica che permette l’interazione ed il passaggio di proteine, RNA, vescicole ed altre molecole da una parte all’altra di una cella. Il recettore degli androgeni, che è una forza trainante della crescita e dello sviluppo del cancro alla prostata, è trasportato nel nucleo di una cellula attraverso i microtubuli. Quando i taxani si legano ai microtubuli, il recettore degli androgeni non può più viaggiare. In laboratorio, le cellule del cancro alla prostata raddoppiano ogni 30-48 ore; i taxani interrompono questo processo. Questo ha sempre indotto tutti a pensare che questa fosse l’unica funzione di questo farmaco. Ora, invece, si è scoperto che le cellule tumorali tendono a dividersi solo ogni 33-577 giorni dopo che il paziente è stato sottoposto a questo tipo di trattamento. Il beneficio prodotto da questo farmaco è evidentemente più rilevante di quanto si pensasse.


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