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Ma certo che mi piace il Papa Francesco!Ma certo che l'entusiasmo ha colpito anche me, che mi dico laica.Ma certo che ho apprezzato il gesto di non mettere un anello d'oro, di non indossare scarpe rosse, di non abbigliarsi con mantelle d'ermellino, di non rinchiudersi dietro vietri blindati di un auto che cammina in mezzo alla folla.Ma certo che mi hanno colpito le sue parole sulla tenerezza, gli abbracci, i baci, le pacche sulla spalla, le corse verso i bambini, i disabili, i fedeli in prima fila.Ma certo che sono stata felice di sapere che ha pagato il conto dell'albergo, anche se poi, a pensarci bene, quell'albergo adesso è suo.Ma certo che fa ben sperare l'ultizzo dei mezzi pubblici e gli autobus collettivi di prelati. Ma certo che mi fa simpatia quel suo accento argentino che mi ricorda più Maradona che Belen. Ma certo che mi sembra un'ottima cosa che voglia essere più vicino ai poveri, anche perché, noi, poveri stiamo diventando, ma proprio tanto poveri, sempre più poveri. E allora il Papa, che è così vicino ai poveri, proprio da qui potrebbe cominciare. Potrebbe cominciare a dare una mano ai poveri a cui è più vicino: gli italiani!Basterebbe, Sua Santità, abbandonare alcuni privilegi fastidiosi, che non sono l'anello, le scarpe, il mantello, ma qualcosa di reale e concreto, qualcosa che avvicini la Chiesa agli altri poveri, italiani: l'Imu!Basterebbe dire: è giusto pagare, come quelli che hanno un'unica casa, come quelli che di case ne hanno due,come quelli che di case ne hanno anche più di due, come quelli che hanno un negozio, come quelli che hanno un albergo, come quelli che hanno un terreno agricolo. Come quelli che pagano, perché in Italia l'Imu si paga.Forse la Chiesa sarebbe un po' più povera, ma quanto ci piacerebbe una chiesa povera per i poveri.