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La chimica radica nell'alchimia parte prima

Da Marta Saponaro

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LA CHIMICA RADICA NELL'ALCHIMIA PARTE PRIMA                                                                          LA CHIMICA RADICA NELL'ALCHIMIA PARTE PRIMA
Sono consapevole che non a tutti piace leggere storie che riguardano l'alchimia. Però, a mio giudizio, è interessante conoscere questa disciplina antica perché si può considerare madre della chimica.  Inoltre, cosa non da poco, gli alchimisti furono uomini coraggiosi, curiosi, con un'intelligenza molto viva. Coraggiosi perché operarono in un periodo storico segnato da idee oscurantiste; non dobbiamo infatti dimenticare che per un lungo periodo la Santa Inquisizione ostacolò le scoperte e le innovazioni e poiché l'alchimista trasformava i metalli poteva essere considerato uno stregone, cosa molto pericolosa nel Medio Evo. Grazie a questi intrepidi e curiosi personaggi si è arrivati nel XVII secolo d.C. alla chimica e alle scoperte importanti. Perciò sono uomini degni di rispetto e di interesse. Loro furono gli antesignani degli scienziati odierni, magari credevano in possibilità che, in seguito saranno considerate mere fantasie, ma proprio il loro desiderio di sapere e di fare ci ha condotti ad intraprendere un cammino che ancora oggi è in evoluzione. 
Ecco che quindi dedico uno spazio ad alcuni di loro. Il più famoso è stato Fulcanelli. Ma prima di parlare degli alchimisti propongo la
 storia dell'alchimia
Alcuni studiosi sono concordi nell'affermare che il termine chimica, Khemeya, derivi dalla parola araba al-Kimiya dove al è l'articolo e Kimiya significa arte di fare leghe metalliche o di trattare succhi vegetali.
Quando l'uomo ha scoperto e preso dimestichezza con il fuoco ha scoperto come trarre i metalli dai minerali per, poi, associarli in leghe e produrre vetro, cuocere l'argilla, fabbricare vasellame e cuocere il cibo rendendolo più saporito ed appetibile. In seguito imparò anche a mischiare elementi per produrre bevande alcoliche ed infusi con proprietà curative o coloranti.
Si presuppone che le prime sostanze usate furono quelle presenti nell'ambiente circostante, legno, ossa, pelli e pietre. Quando dall'età della pietra arrivò alla civiltà, passando da una vita di caccia e nomadismo,  all'agricoltura e alla vita stanziale, l'uomo oltre ad imparare ad allevare il bestiame divenne anche agricoltore. Quindi, 8000 anni prima di Cristo, scoprì i primi metalli, oro e rame e capì che con il fuoco poteva ammorbidirli per lavorarli. Inizia un nuovo periodo. Poiché non facili da reperire si ingegnò ed arrivò a comprendere che se univa una pietra azzurra e verdastra (l'azzurrite e la malachite i due minerali che compongono il rame) con il fuoco poteva creare il minerale che difficilmente trovava in natura. Così incominciò a fabbricare strumenti e monili con questo metallo, età del rame. Tra il 3000 ed il  2000 a.C. giunse al bronzo, utile per le armi e le armature, età del bronzo. Arrivò, poi, la consapevolezza che un metallo era più resistente degli altri, il ferro grazie al ritrovamento di alcune pietre provenienti da residui di meteoriti. 
Bisogna, però,  attendere il momento in cui i nostri antenati scoprirono il carbone per arrivare alla produzione del ferro. Infatti questo elemento ha bisogno di un forte calore che il fuoco ottenuto dalla legna non è sufficiente. Solo impiegando il carbone si ottiene il calore giusto per fondere le rocce che contengono questo metallo. In seguito capisce che per migliorare la qualità del ferro è necessario unire una piccola quantità di carbonio, dal ferro più il carbonio si ottiene una lega assai resistente l'acciaio.
La tecnologia metallurgica ad un certo momento si è legata alle pratiche magiche. Nella Siria, anticamente, avevano scoperto che una spada di acciaio diventava flessibile se , dopo essere stata arroventata, veniva infilata nel corpo di uno schiavo. Inizialmente si credeva che questo risultato era dovuto perché l'energia vitale dell'uomo passava all'oggetto, secondariamente compresero che si otteneva lo stesso esito se veniva immersa in una vasca di acqua pelli e corpi di maiali. Infatti questo miscuglio produceva azoto organico.
Facendo un lieve salto temporale giungiamo al VI secolo a.C. epoca in cui alcuni uomini non si interessarono più della produzione dei metalli e delle loro applicazioni, ma cercarono le spiegazioni di questi eventi. Stiamo parlando degli antichi greci.
Il primo che cercò di comprendere il perché unendo e lavorando i materiali si otteneva una trasformazione della materia fu Talete, un filosofo vissuto a cavallo tra il 600 e il 500 a.C. I filosofi erano coloro che amavano il sapere, filosofia deriva infatti dall'unione dei due termini greci philein, amare (verbo) e sophia, sapienza (sostantivo), amore di sapienza perciò filosofo è colui che cerca con passione perché è alla ricerca di conoscenza. Se vi può interessare propongo una breve lettura di tre pagine "la filosofia e il filosofare". Talete, uno dei sette savi del mondo antico riteneva che tutto ciò che c'era di materiale derivava da un'antica realtà primordiale, l'acqua. Questa era la base di tutto. Giunse a tale conclusione perché notò e comprese che la trasformazione di questo elemento produce gas, quando evapora; da stato liquido diventa solido se si gela e perciò l'acqua poteva trasformarsi in qualsiasi cosa. Secondariamente asserì che l'acqua era la base della vita, notò che sia i semi del mondo vegetale sia quelli animali vivono nell'umido.
Altri filosofi credevano che la base fosse il fuoco o l'aria.
Infine si giunse alla dottrina dei quattro elementi, inserendo la terra, acqua-aria-fuoco-terra, interscambiabili tra loro l'acqua evaporando diventa aria e quest'ultima ridiventa acqua quando si trasforma in pioggia o il legno bruciando si trasforma in fuoco, quindi in fumo e poi in cenere, ossia in terra. Bisognava perciò scoprire la tecnica per trasformare gli elementi. Padre della teoria dei quattro elementi fu Empedocle, vissuto nel 490 a.C.. Più tardi lo stesso Aristotele abbraccia la teoria ampliandola con l'aggiunta di un quinto elemento, l'etere. Quest'ultimo era il materiale dei corpi celesti, per tale motivo è con questo nome che significa brillante, proprio come brillano i corpi nel cielo. Mentre i materiale terreni erano imperfetti e deteriorabili, l'etere era perfetto, eterno ed incorruttibile.
Se adesso sostituiamo i quattro elementi con le concezioni moderne cosa otteniamo? Aria, acqua, terra e fuoco diventano gas, liquido, solido ed energia. Otteniamo che se si raffreddano i gas si hanno i liquidi se si abbassa ulteriormente la temperatura si ottiene il solido. Il fuoco è l'energia ossia la causa e l'effetto delle trasformazioni della materia.
Ad un certo punto nacque una discussione alcuni ritenevano che la materia poteva essere divisa all'infinito e all'origine dei corpi materiali c'era qualcosa di immateriale detta "proprietà elementare"; altri asserivano che si può dividere la materia fino a raggiungere la parte più piccola ed elementare, non più divisibile. La seconda concezione è quella che è più vicina al pensiero scientifico moderno. Leucippo, vissuto nel 450 a.C., diceva che un pezzo di materia poteva essere ridotto sempre in parti più piccoline e il suo discepolo, Democrito,  chiamò queste atomi, indivisibile, ed è la particella più piccola della materia. Gli atomi erano diversi per forma e dimensioni e proprio questa diversità era la causa delle differenti proprietà dei corpi. Inoltre Demcrito credeva che questi atomi potessero aggregarsi in vario modo e perciò una materia poteva essere trasformata in un'altra se intervenendo si variavail numero degli atomi che costituivano la materia.

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