Per gli appassionati di Ufo, dagli Stati Uniti arrivano una notizia buona e una cattiva. Quella buona: sì, è vero, l’ Area 51 esiste ed è proprio lì, nel cuore del deserto del Mojave, in Nevada (come ormai i satelliti di Google Earth avevano peraltro abbondantemente dimostrato…) Quella cattiva: no, lì dentro di astronavi aliene e di corpi extraterrestri non c’è neppure l’ombra.
LA FAMIGERATA AREA 51 ESISTE. ORA LO AMMETTE ANCHE LA CIA...
Ecco in sostanza il contenuto dei documenti resi noti dalla Cia. La maggiore novità sono le mappe che indicano la precisa posizione della base militare, la cui esistenza è stata ostinatamente negata dalle autorità governative nonostante l’evidenza. Però secondo i dossier declassificati dei servizi segreti americani, l’Area 51 sarebbe servita solo per testare gli U2 (velivoli sperimentali negli anni ’50) e altri aerei spia usati nel programma di sorveglianza Oxcart durante la Guerra Fredda. Punto.
Una bella delusione per tutti i seguaci di “ X-Files” convinti che proprio in questa sperduta zona degli Stati Uniti, tenuta segreta per decenni, si celassero invece le prove schiaccianti dell’avvenuto contatto con una o varie civiltà di altri mondi. Gole profonde e testimoni oculari più o meno credibili avevano raccontato di aver visto, negli hangar e nei laboratori di questa misteriosa base, scene da fantascienza.
Velivoli spaziali precipitati o atterrati, creature aliene vive e morte, tecnologia extraterrestre retroingegnerizzata dagli scienziati americani: tutto il classico repertorio del famoso telefilm. Le carte della Cia, contenute nello studio “The Central Intelligence Agency and Overhead Recoinnaissance: the U2 and Oxcart Programs”, ora smentiscono tutto, ma non fermano gli ufologi. Anzi, ai loro occhi sembrano solo un nuovo, goffo tentativo di insabbiamento della verità.
I documenti sono stati divulgati in seguito alla domanda di Jeffrey T. Richelson che, appellandosi alla legge sulla libertà di informazione, ha chiesto ed ottenuto i dossier relativi al programma di sorveglianza aerea. L’uomo, ricercatore presso gli Archivi della Sicurezza Nazionale della George Washington University, sostiene però che i testi sull’argomento divulgati dall’Agenzia siano meno del previsto.