Mentre la maggior parte dei politici in India è pronta a puntare il dito contro il governo della UPA per la paralisi della politica economica, anche oltre confine, nella vicina Cina, la situazione non è tutta rose e fiori. Il primo ministro Wen Jiabao ha recentemente informato il Congresso Nazionale del Popolo (CNP) della probabilità che la crescita del PIL cinese scenda ad una quota stimata tra il 7,5 e l’8%. Questa rivelazione ha evidenziato il fatto che, per la prima volta a memoria d’uomo, i dati del febbraio del 2012 sulle esportazioni provenienti dalla Cina mostrano un brusco calo. E’ possibile che ciò sia dovuto al capodanno cinese, che cade a febbraio e durante il quale tradizionalmente le fabbriche chiudono per le vacanze. Dato che la storia dello sviluppo cinese è basata principalmente su una crescita trainata dalle esportazioni, le cifre sull’export di febbraio sono perciò motivo di preoccupazione.
Le cause del calo delle esportazioni cinesi non sono difficili da trovare. I principali mercati delle esportazioni cinesi sono gli Stati Uniti, l’Unione Europea e il Giappone. Il problema è che queste economie sono in stagnazione, senza alcun incremento in vista e per questo non si può più pretendere che siano considerate una fonte di domanda estera duratura e affidabile. Come riconosce Zhen Feng, economista della Banca di Cina, “le esportazioni cinesi affrontano una pressione enorme e il prossimo anno la crescita rallenterà”. Allo stesso tempo ci sono capacità produttive inoperose, consumo debole, prezzi più alti delle materie prime essenziali, associati all’aumento dei salari e dei prezzi dei prodotti alimentari. Si stima che il valore delle scorte invendute nelle fabbriche cinesi ammonti a circa cinquanta miliardi di dollari. Alcune di queste patologie possono essere attribuite all’eccezionale spesa statale relativa a quando, nel novembre 2008, fu autorizzato il pacchetto di stimoli da 585 miliardi di dollari per superare la crisi finanziaria che ha colpito principalmente l’Occidente capitalista. Durante una recente visita a Pechino, anche la direttrica dell’FMI Lagarde ha evidenziato come la Cina abbia bisogno di fare delle nuove considerazioni e passare dal concentrarsi sulle esportazioni al ridare slancio alla domanda interna.
Tuttavia, anche il mercato immobiliare cinese sta subendo una flessione. C’è stata una brusca caduta del 20% del prezzo dei beni immobili residenziali, così come sono deludenti i dati relativi al commercio al dettaglio e alla vendita di automobili. La buona notizia è che le cifre sull’inflazione si mantengono basse e ciò ha dato alle autorità lo spazio di manovra per tagliare i tassi d’interesse al fine di stimolare la domanda. Dal momento che le opportunità di esportazione della Cina si riducono, le autorità dovranno pensare in termini di incentivazione della domanda interna. La dirigenza cinese è consapevole di questa anomalia e ha parlato pubblicamente della necessità di intraprendere riforme serie, ma la questione è se saranno uniti dietro tali manovre economiche.
Le crescenti sventure economiche stanno avendo un effetto sulla stabilità interna della Cina. Già uno dei candidati di spicco per la futura leadership, Bo Xilai, il capo del Partito a Chongqing, è stato cacciato e rimpiazzato. Questo avrà senza dubbio delle ripercussioni sul prossimo 18° Congresso del Partito, che quest’anno si terrà più tardi, durante il quale ci si aspetta che vengano annunciati cambi alla dirigenza. Se questo sia il primo colpo sparato nella lotta per il potere che inevitabilmente avrà luogo, è una questione dibattuta. Bo era noto per il suo sostegno a posizioni intransigenti e si racconta che abbia reclamato un “risveglio rosso”. Bo, un autentico capo carismatico, forse il primo dai tempi di Deng Xiaoping, sarebbe stato certamente un candidato per entrare a far parte del Politburo. La sua uscita è stata accompagnata da 1,7 milioni di visite al social network cinese Weibo, mostrando in tal modo la sua popolarità. Bo è anche un “principotto”: suo padre, Bo Yibo, era uno degli eminenti politici cinesi epurato da Mao durante la Rivoluzione Culturale. Significativamente, Bo poteva solo essere rimpiazzato in modo inoffensivo da un altro “principotto”, Zhang Dejiang, il cui padre era un ex generale del ELP (Esercito Popolare di Liberazione).
Negli ultimi giorni ci sono state voci di un significativo malcontento interno. Gli Uighuri nello Xinjiang sono in fermento. A parte il numero crescente di auto immolazioni da parte di tibetani, che probabilmente infiammerà le relazioni con la minoranza han, c’è stato anche un aumento del numero delle rivolte, dal momento che funzionari corrotti cercano di impossessarsi dei terreni pregiati dei contadini, soprattutto nelle aree costiere in rapida crescita. La maggior parte dei terreni così accaparrati è destinata allo sviluppo di centri commerciali e di edifici residenziali di lusso, nei quali i profitti per gli ufficiali locali sono enormi. Coloro che perdono le loro terre vengono indennizzati con una somma irrisoria. Inoltre, ci sono anche circa 200 milioni di migranti interni che sopravvivono a stento nelle città metropolitane. Alla maggior parte di loro sono negati i sussidi per l’assistenza sanitaria così come le strutture scolastiche alla pari di quelle dei primi abitanti. La corruzione in Cina è un problema che non accenna a placarsi, per quanto dura possa essere la repressione.
Perciò, dato che la Cina si dirige verso i cambi di dirigenza che dovrebbero verificarsi dopo il 18° Congresso di Partito, c’è incertezza per quanto concerne tanto la politica economica quanto la dissidenza interna. Quale politica la Cina alla fine seguirà si verrebbe a sapere in seguito, ma le feroci lotte per il potere politico e gli scontri sulla politica economica che ci saranno avrebbero luogo dietro la facciata del Partito Comunista Cinese. Le sue deliberazioni sono come sempre segrete, ma ci sono fughe di notizie sufficienti che rivelano come sia andata la “lotta”. La “cortina di bambù” a volte ha incredibili falle. Dato che la Cina è la seconda economia più grande al mondo, il mondo attende in osservazione l’esito finale trattenendo il respiro.
(Traduzione di Francesca Malizia)