Il treno che unisce Pechino al confine con la Mongolia
La recente visita diplomatica del presidente cinese Xi Jinping nella capitale mongola, potrebbe rappresentare un momento molto importante nel panorama diplomatico asiatico prossimo venturo. Ma in un’epoca globalizzata come la nostra non c’è mossa sullo scacchiere che non tocchi tutte le pedine, per questo motivo un evento così lontano, potrebbe riguardare da vicino anche il futuro di tutto il continente eurasiatico, Europa inclusa. Cina e Mongolia non sono tradizionalmente paesi amici, anche per questo motivo tutta l’Asia, direttamente coinvolta nelle scelte diplomatiche cinesi, guarda con estremo interesse agli sviluppi di questo incontro.
Cina e Mongolia hanno una storia profondamente intrecciata, il che ha sempre reso i loro rapporti diplomatici complessi; ma dove la Storia divide, gli interessi economico-finanziari uniscono. La Cina ha investito in Mongolia ben 2,6 bilioni di dollari soltanto nel 2013, facendone quindi un suo partner molto importante. La terra che fu di Gengis Khan ha infatti un sottosuolo ricchissimo di risorse, che fanno gola a Pechino. Non è un caso che nel recente summit si sia parlato a lungo di accordi economici, tra cui la costruzione di infrastrutture, che porteranno più velocemente le ricchezze mongole sul mercato cinese.
Per la Mongolia il rischio è quello di dover subire,nel rapporto con la Cina, le stesse dinamiche commerciali che tanto stanno irritando numerosi paesi africani. Certo il paese mongolo ha decisamente un maggior indice di sviluppo, ma ha anche il grosso limite di una popolazione esigua rispetto al territorio immenso. Da qui il rischio di una “colonizzazione” cinese in cerca di risorse è reale, come è reale il fatto che il governo mongolo si trovi a dover affrontare il riaffiorare tra la popolazione di mai sopiti sentimenti anticinesi, magari veicolati dalla salvaguardia ambientale e culturale del paese.
Ma ad Ulan Bator si è parlato anche di sicurezza. La Mongolia è stato il secondo paese visitato in un singolo tour da Xi Jinping (dopo 11 anni dall’ultima visita di un capo di stato cinese), significativamente l’unico altro paese a godere di questo privilegio è stata la Corea del Sud, altro paese situato in una zona per Pechino “calda”. La storia tra Cina e Mongolia ha sempre avuto lo stesso dominatore: la sicurezza della frontiera; ed oggi la frontiera turbolenta si chiama Xinjiang. L’ipotesi che Pechino stia tentando di creare una cintura di sicurezza attorno al Xinjiang non è ipotesi da scartare a priori.
Non si può parlare di Cina e Mongolia senza citare la Russia, elemento fondamentale nel momento in cui si prenda in considerazione la dichiarata linea politica cinese: la riapertura della Via della Seta, per la quale una “pacificazione” del Xinjiang, ma ache dell’Asia Centrale, è condizione sine qua non. La posizione geografica della Mongolia ne ha sempre fatto un tramite, ma anche un elemento di scontro, tra Mosca e Pechino. Non è un caso che la Mongolia rientri nella lunga lista di paesi, come il Kazakistan, che ha fatto appello all’Unione Europea per trovare una propria via diplomatica, nonché commerciale, autonoma.
Sembra che il realismo sulla debolezza della UE abbia percorso l’intero pianeta, questo spiegherebbe il fatto che la Mongolia abbia tentato di accreditarsi come mediatore in molte crisi asiatiche, come in occasione della recente “emergenza” nordcoreana. Russia, Cina e Mongolia rischiano di avere rapporti sempre più interdipendenti, non a caso è attesa ad Ulan Bator la visita di Vladimir Putin, prevista ad inizio settembre. Senza entare nei rapporti tra Russia e Cina, a prima vista ottimi ma con diverse ombre, possiamo dire che la Mongolia sta assumento un ruolo geopolitico molto importante, spesso sottovalutato da USA ed Unione Europea.
Come si svilupperanno i rapporti tra Cina e Mongolia sarà quindi un importante indicatore, riuscirà Pechino a stabilire relazioni diplomatiche frenando la sua, a tratti, spasmodica fame di risorse? Ancora, queste relazione saranno su un piede di parità, oppure le accuse di “neocolonialismo” verranno confermate? L’Asia, ed il mondo intero, attendono risposte.