
Il presidente dello Zimbabwe Robert Mugabe, forse il personaggio più controverso della scena politica africana negli ultimi 25 anni, è stato insignito del Premio ‘Confucio’, corrispettivo cinese del Nobel per la Pace.
La notizia, battuta ieri dalle agenzie di Pechino, è stata rilanciata sulle prime pagine dei giornali on line di tutto il mondo e non – come ci si poteva aspettare – ha sollevato da più parti polemiche e clamore.
Secondo il Global Times di Pechino, il 91enne capo di stato di uno dei paesi più poveri dell’Africa, al potere da 35 anni e accusato di violenze sistematiche e abuso di diritti umani, ha sbaragliato gli altri candidati nella rosa del riconoscimento tra cui il fondatore di Microsoft Bill Gates e il presidente sud coreano Park Geun-hye.
La commissione giudicante precisa nel comunicato di aver voluto premiare “la sua capacità di iniettare linfa vitale” nella ricerca di un’armonia globale e per aver operato incessantemente “per migliorare le condizioni di vita del popolo dello Zimbabwe”.
L’immagine del presidente va dunque ad aggiungersi a quella delle precedenti personalità insignite del riconoscimento, tra cui spiccano Vladimir Putin e Fidel Castro.
Qiao Damo, presidente della commissione ha ammesso che la decisione ha creato una spaccatura interna tra i delegati e che Mugabe ha ottenuto solo 36 voti su 76.
“Anche io avevo delle riserve, Mugabe è stato al potere così a lungo da poter essere facilmente tacciato di tirannia e despotismo” ha detto, sottolineando al contempo “l'impegno di Mugabe a favore della stabilità economica e politica del suo paese” e il suo "forte sostegno al panafricanismo e all'indipendenza africana".
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
