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La Cina rilancia: l’interesse è puntato su Messico e Centroamerica

Creato il 10 giugno 2013 da Eldorado

A distanza di poche settimane dalla visita di Barack Obama in Messico e Costa Rica, il presidente cinese Xi Jinping ha ripercorso le stesse tappe di quel viaggio che ha voluto riavvicinare Stati Uniti e America Centrale. La Cina, insomma, rilancia e lo fa dimostrando apertamente i suoi interessi in una regione finora a stretto controllo statunitense, promettendo grossi investimenti ed una maggiore presenza commerciale. Il viaggio di Xi Jinping ha inoltre aggiunto una tappa a Trinidad & Tobago, arcipelago apparentemente privo di connotati politici, ma tenuto in gran conto dai cinesi che osservano con grande interesse i traffici nei Caraibi. Nella capitale trinitaria, Port Of Spain, il presidente cinese ha infatti incontrato più di una decina di capi di Stato delle piccole repubbliche caraibiche ed antillane. Sul tappeto, gli accordi presi nell’ambito del Foro di cooperazione commerciale Cina-Caraibi, giunto già alla terza edizione e che è lo strumento precipuo di Pechino per la penetrazione economica e commerciale in quest’area tropicale. L’intervento della Cina si vedrà, a brevi termini, nella costruzione di infrastruttura, nell’agricoltura, nell’assistenza medica e nel campo dei servizi.

Nove gli accordi di cooperazione firmati invece con la Costa Rica, che vanno dalla ristrutturazione della statale 32 che unisce la capitale San José con il porto atlantico di Limón, alla costruzione di una raffineria fino alla consegna di taxi e bus nuovi che sostituiranno quelli obsoleti. Xi Jinping si è dimostrato disponibile e facile a rompere il protocollo: ha pranzato con una famiglia povera, ha scattato foto con la polizia stradale, ha visitato bimbi ammalati, sempre rigorosamente accompagnato dalla moglie Peng Liyuan. L’idea è proprio questa: dimostrare affabilità e benevolenza, per diffondere l’idea della Cina come paese cordiale e aperto al mondo.

Punto principale del viaggio è stata però la tappa messicana. La visita di Xi Jinping in Messico è parte del piano di riavvicinamento tra i due paesi e segue di poche settimane quella svolta da Peña Nieto a Pechino. Messico e Cina avevano congelato le loro relazioni nel settembre 2011, quando l’allora presidente messicano Calderón aveva ricevuto il Dalai Lama provocando le proteste del governo cinese ed una crisi diplomatica, di cui aveva risentito soprattutto il settore commerciale. Molti avevano visto in quella visita una sorta di ritorsione alle misure draconiane prese da Pechino contro il Messico in seguito alla pandemia dell’influenza suina del 2009. Da allora, i canali diplomatici tra i due paesi erano stati ridotti ai minimi termini, dimostrando una reciproca sfiducia.

Eppure, il giro d’affari con la Cina è per il Messico il secondo più importante, dopo quello con gli Stati Uniti, con una bilancia nettamente a favore del paese asiatico, per più di 50.000 milioni di dollari. L’intenzione di Peña Nieto è proprio questa, di riaccomodare i numeri che parlano a favore della Cina per rilanciare l’industria messicana in Asia e ridurre le critiche interne. I prodotti cinesi entrano con facilità nel mercato messicano per il loro basso costo, ma provocano allo stesso tempo malumore nell’industria locale che parla apertamente di una concorrenza sleale. Il governo cinese interviene direttamente in questa operazione attraverso una politica di sussidi che determina che i prodotti provenienti dalla Cina abbattano ogni concorrenza. Sono quattro le denunce presentate all’OMC dai messicani che condannano questa pratica commerciale, a testimonianza di una relazione necessaria ma finora contraddittoria. Il Messico, insomma, vuole recuperare il terreno perduto, ma allo stato delle cose nemmeno esportando tutta la tequila possibile i messicani possono pensare di equilibrare la bilancia. Servono idee e Peña Nieto si è detto disposto a negoziare nuovi termini.

Altro tema degli incontri tra Peña Nieto e Xi Jinping è stato quello della costruzione del Dragonmart, enorme emporio centro commerciale che la Cina ha intenzione di edificare a Cancún, cuore della Riviera Maya e, più in generale, del turismo da spiaggia messicano. Al momento, il progetto è paralizzato per il parere negativo espresso dal comune di Cancún ed ha attirato molte critiche da parte di chi teme che possa trasformarsi in una sorta di mercato libero dei prodotti cinesi non solo in Messico, ma in tutto il Centroamerica. Il presidente cinese ha gettato acqua sul fuoco, cercando di stimolare la soluzione dell’impasse.

Xi Jiping, insomma, se ne va con molti buone intenzioni; ai messicani resta ora da determinare su quali termini condurre una relazione che, volenti o nolenti, diventerà sempre più pressante ed esigente.

 

Articolo pubblicato in esclusiva sull’appzine L’Indro: http://www.lindro.it/


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