L’obbiettivo è quello di “una approfondita analisi della situazione degli impianti esistenti ed una revisione ed emanazione di nuove regole e norme di sicurezza nell’ambito di “più avanzati standard di sicurezza”.
L’annuncio arriva attraverso una nota ufficiale diffusa dopo una riunione del Consiglio di Stato presieduta dal Primo Ministro Web Jiabao.
Una decisione importante che intende rivedere dalle “fondamenta” le basi stesse secondo cui si sono costruite e si intendevano costruire centrali nucleari in Cina, visto l’evidente fallimento di quelle in essere, di fronte alla furia degli eventi naturali scatenatasi in Giappone.
Una scelta coraggiosa, che arriva subito dopo il rilascio del piano di costruzione di un nuovo sistema di 25 centrali sulle coste orientali che andavano ad aggiungersi alle 13 esistenti, piano che intendeva così rispondere alla crescente richiesta di energia e alla necessità di rispettare gli accordi internazionali per ridurre il potere inquinante degli impianti a carbone attuali.
Per fare un esempio, ancora oggi il 70% della energia di una città come Shanghai arriva da impianti a carbone. Da ciò si comprende, come la strada nucleare avrebbe sicuramente influito nella riduzione del potere inquinante di queste metropoli. Ma alla luce dei rischi ancora più gravi che la tragedia in Giappone ha fatto emergere, in Cina il Governo non ha esitato nel decidere di bloccare tutto ed iniziare un processo di revisione complessiva che potrà bloccare lo sviluppo del piano nucleare cinese per parecchi anni.
Ora ovviamente siamo tutti in apprensione per vedere gli sviluppi in Giappone, di quello che sembra essere un continuo crescendo di una situazione che appare “fuori controllo”, nella speranza che non si assista ad una pericolosa escalation che renda ancora più terribile il già incredibile accaduto venerdi scorso.
Al momento, le analisi sembrerebbero in ogni modo confermare che le fuoriuscite radioattive della centrale di Fukushima non si siano diffuse oltre le aree circostanti la centrale stessa, anche perché le condizioni meteorologiche di questi giorni le hanno spostate ad est nell’oceano pacifico, finendo per diluirle nell’aria e nell’acqua del mare.
Una situazione che appare però in continua evoluzione, anche perché in molti cominciano a dubitare sulla consistenza e veridicità delle informazioni fornite dai Giapponesi, tanto che molti esperti cinesi pensano che il disastro di Fukushima non sia da considerarsi, come dichiarato fino ad ora, di livello 5, ma bensì sia almeno di livello 6, quindi ben più grave di quanto accaduto a Three Mile Island nel 1979.
Il livello d’incertezza sulle informazioni fino ad ora disponibili è tale che va segnalato come sia iniziata la corsa all’acquisto e all’accaparramento di sale che da queste parti contiene piccole quantità di iodio, con il quale si pensa di potersi proteggere dagli effetti delle radiazioni che evidentemente in non pochi, pensano non siano confinabili solo all’area della centrale.
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