Dopo tre anni da ispettore in Sicilia, Lolita Lobosco, detta più familiarmente «Lolì», trentasei anni, lunghi capelli corvini e una quinta di reggiseno, è stata nominata commissario di polizia a Bari. Una donna indimenticabile per la sua sensualità e bellezza «bella come sei che pari la Ferilli», le dice il cognato, e un nome fuori dal comune: «diciamo che se mia madre non avesse amato così tanto quel film e non m’avesse chiamato Lolita, o se non avessi visto mio padre carabiniere morto ammazzato davanti alla porta di casa mia, sicuramente non sarei neanche diventata il commissario Lobosco». Dotata di profonda ironia ed intelligenza, Lolita ama ascoltare Roberto Murolo, legge Gaetano Cappelli e Jorge Amado, sfreccia con la sua Bianchina cabriolet color celeste pallido annata ‘62 e, soprattutto, adora le arance, frutto mediterraneo per eccellenza, che ama cucinare candite o con le crostate.
La mattina del 24 dicembre, in una Bari caldissima, il commissario Lobosco viene chiamata per risolvere un caso che sarà per lei diverso da tutti gli altri. Una denuncia di stupro, la cui vittima è Angela Capua, l’accusato Stefano Morelli, trentasette anni, dentista affermato, una bella moglie, Chiara e un figlio di sei anni Alessandro. Il Morelli è il grande amore del commissario ai tempi del liceo e così Lolita, combattuta tra la razionalità del suo ruolo e l’emozione per l’amore ritrovato, inizia a svolgere le indagini, che coinvolgeranno anche il fratello di Angela, Rodolfo, «detto Dudù», di «anni trentotto scapolo impenitente e nullafacente», dall’«aspetto stereotipato e caricaturale del playboy di provincia». Il caso sarà risolto il 4 gennaio e le arance tanto care a Lolì avranno un ruolo fondamentale per la risoluzione.
Il lavoro della Genisi è stato definito, con un meraviglioso ossimoro, un “noir pieno di colori”, ed effettivamente trionfano i colori del sud, per un romanzo di costume in cui oggetto sono le persone, l’umanità, la città e il mare, strizzando l’occhio all’attualità in una Bari che «da pochi mesi a questa parte sembra diventato l’ombelico del mondo, e tra escort e intercettazioni stanno succedendo cose che non avresti detto mai».
Fondamentale il debito nei confronti di Camilleri, come si legge nei ringraziamenti: «voglio ringraziare Andrea Camilleri, per aver creato Salvo Montalbano. Senza il suo Commissario, io Lolita non l’avrei neanche pensata». E per questo Lolita è amica del collega Montalbano, ma quando Salvo, di passaggio a Trani, le telefona e l’invita per un caffè, rifiuta perché impegnata in un massaggio rigenerante.
Molto originale lo stile, con numerose espressioni del parlato comune e dialettali, un pugliese contaminato e originali le similitudini legate alla cucina («mosci e lunghi che sembrano panzerotti messi male a lievitare, strabuzzano gli occhi come i merluzzi a brodetto, secca come una prugna»).
Da provare le ricette alla fine del romanzo, sui mille modi per cucinare le arance, in cui la Genisi conferma il suo amore per la cucina.
Questo è il primo di una serie di romanzi con protagonista il commissario Lobosco, che ispirerà anche una serie televisiva, infatti La circonferenza delle arance sarà sceneggiata da Ivan Cotroneo e il commissario interpretato dalla bella Micaela Ramazzotti.