La città dei ladri, David Benioff

Creato il 16 giugno 2013 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Mi sono incuriosita sull’autore David Benioff e sono andata a cercarmi informazioni in internet. La Wikipedia italiana riporta poche scemenze, così sono passata a quella di lingua inglese. Ho scoperto che il suo nome era David Friedman, e suo padre era Stephen Friedman, che è stato a capo della Golden Sachs (banca il cui nome ricorreva spesso associato a quello della Lehman Brother), ma anche presidente della United States President’s Foreign Intelligence Advisory Board.
Figlio di papà? Favorito dalle spalle ebraiche che si porta sulla schiena? Non lo so. Perché questo autore ha cambiato nome, rifiutando il cognome del padre, Friedman, e prendendo quello della madre, Benioff. Chissà. In internet si trovano più informazioni sul suo matrimonio con un’attrice di cui ho già dimenticato il nome, e sulla sua attività di sceneggiatore (Troy, X-Men le origini, La 25ma ora…) che sulle sue capacità di scrittore.

Fatto sta che questo libro l’ho letto in 4 giorni. L’ambientazione e l’avventura sono gli elementi che più attirano gli occhi e la mente, mentre la scrittura (almeno quella che giunge a noi attraverso la traduzione di Marco Rossari) è lineare, senza pretese letterarie.
Siamo nella Leningrado del 1942: non si può non andare avanti a leggere quando si incontrano episodi di cannibalismo, cani usati come bombe, nazisti che tagliano i piedi alle ragazze russe che cercano di scappare. E tutto succede nel corso di pochi giorni, mentre i due protagonisti cercano una dozzina di uova oltre le linee tedesche, uova che servono a un caporione russo per preparare la torta di nozze per la figlia (mentre il resto della cittadinanza muore di fame…).

Non si capisce (come è giusto che non si capisca in un’opera di fiction) dove finisce la biografia del nonno di Benioff e dove incominci l’invenzione. Molti dettagli l’autore li deve a Harrison Salisbury e Curzio Malaparte, il cui debito riconosce apertamente alla fine del libro. Ma quanti ne deve al nonno?
Suo nonno è quello che ha attraversato le linee naziste per andare in cerca di uova? E’ esistito un Kolja scanzonato destinato a non sopravvivergli? (questo lo si capiva fin dall’inizio) La cecchina è davvero la nonna inetta in cucina che ci passa davanti nelle prime pagine?
Il nonno lo chiama David, lui è fidanzato con l’attrice, e altri dettagli coincidono, però mi piacerebbe trovare un sito, anche in inglese, dove spiegasse cosa è vero e cosa no.
Lo so, lo so, non ha importanza. Ma io sono curiosa, ok?



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