Le storie per bambini dovrebbero essere in principio belle storie, incantare, catturare, esercitare il loro potere variopinto sulla fantasia e incitarla a volare libera.
Se poi sono capaci anche di andare oltre, di suggerire chiavi di lettura per il mondo, per se stessi e per gli altri, di far germogliare spunti di riflessione, di sanare piccole ferite, di coccolare e di fornire pretesti per chiedere e parlare, beh, ben venga.
Le storie non sai mai dove ti portano quando lasci che ti prendano per mano.
Ecco: “La città dei lupi blù” di Marco Viale – pubblicato da Giralangolo – è esattamente uno di quei libri capaci di farsi seguire sui binari di un buon racconto e, lievemente – quasi fischiettando come i suoi protagonisti – condurre il lettore attraverso suggestioni e interpretazioni ricche e preziose, che raccontano di diversità e creatività, di gioco e infanzia, di confronto e contaminazione, di regole da sovvertire a favore di un libertà dell’essere e del fare che è l’essenza stessa della fantasia e dell’infanzia.
C’è una città di lupi dove tutti gli abitanti sono talmente blu da meritarsi l’accento sulla u.
Un monocolore che non è solo esteriore ma che si estende all’animo: tutto procede secondo norme prestabilite, in ordine, in silenzio, si ripetono gli stessi gesti, si assolvono tutti i doveri. Ogni azione è normata, così come le tinte degli oggetti – tutti rigorosamente blu – e la puntualità è condotta di vita.
Cosa accade se in così tanto blu irrompe all’improvviso un colore diverso, squillante, quasi eccessivo?
E se quel colore si fa portatore anche di gesti più vivaci, di comportamenti meno rigorosi?
Un bel giorno, nella città dei lupi blu, irrompe rumoroso un lupo tutto rosso – talmente rosso da meritare due r – rapido su una bicicletta rossa anch’essa. E per di più fischiettando.
Inutile dire che la calma e la pacatezza delle cittadina viene compromessa. Tutte le varie forze dell’ordine accorrono e gli orari ferrei delle solite attività non vengono rispettati.
Prima uno, poi un altro…infine tutti scoprono la bellezza, il divertimento e il senso di liberazione che provengono dal produrre un suono, e tramite questo esprimersi. La città torna ai suoi compiti, ma l’atmosfera è cambiata irrimediabilmente: tutti sono più sereni, meno nervosi, non hanno più bisogno di tanto rigore, imparano ad usare ed apprezzare anche altri colori.
Semplicemente – e meravigliosamente – si scoprono un po’ più liberi, un po’ più felici. E il lupo rosso? Come era venuto un buon mattino se ne va, lasciando alla città un tesoro che non andrà mai perso: la capacità di esprimersi e un pizzico di apertura in più.
E se, pochi giorni dopo, arrivasse un lupo giallo – tanto giallo da aver diritto a tre l – capace di fare capriole come non se ne sono viste mai? Beh, questa è un’altra storia…o no?
Un albo incantevole, che celebra il valore incommensurabile della libera espressione di sé, della creatività, della capacità di uscire da schemi precodificati e imposti, di scostarsi dal branco, di avere il coraggio di sperimentare, di affrancarsi dall’aridità dell’ordine e di avere anche la sventatezza, ogni tanto, di perdere tempo, di soffermarsi su azioni e occupazioni in apparenza poco produttive ma tanto preziose per il benessere del proprio animo.
Un racconto che, in una parola, incita ciascun lettore, grande o piccolo che sia, a serbare in sé le caratteristiche dell’infanzia, a stupirsi, giocare e imparare, a essere fanciullo, a seguire la propria musica.
Ma anche un libro che propone lo straniero come ricchezza, come portatore di beneficio, di qualcosa d’altro che, dopo averlo imparato e assimilato, non può che giovare.
Chi è molto diverso, sia nell’aspetto che nei modi, dapprincipio spaventa ma, se accolto, visto e ascoltato può portare nelle nostre vite novità benefiche e in grado di ampliare le nostre visuali e le nostre abilità.
E il finale? Non se ne poteva pensare uno più azzeccato. Una chiusa a sorpresa, che strappa il sorriso e spalanca tutte le porte, che incita il bambino a immaginare cosa accadrà e insegna che la vita è un viaggio meraviglioso, pieno di possibilità di incontro, cambiamento e orizzonti in più. Basta allenarsi per saperli vedere.
Perfette anche le illustrazioni: curate e semplici, vivaci e divertenti.
Ogni particolare ha la sua ragion d’essere, in una costruzione originale e mossa, dove anche la disposizione creativa del testo e le variazioni dei caratteri – come font, dimensioni e colori – assumono una valenza simbolica e narrativa.
Deliziosi anche i risguardi di copertina, come anche il formato, quadrato e di discrete dimensioni – un “classico” della casa editrice Giralangolo – che conferisce all’albo una preziosità e un’eleganza che merita.
Il libro ha vinto quest’anno il Premio Nati per Leggere nella categoria Nascere con i libri, fascia d’età 3-6 anni.
(età consigliata: dai 4 anni)
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