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“La città delle donne” di Federico Fellini

Creato il 18 agosto 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Il Belpaese, ovvero la città dei deliri di potere dell’Immaginazione e del Desiderio. I principali referenti socio-culturali del film

 

Il maschilismo di una cultura restituito riflessivamente e senza pudori in un autoritratto allo specchio, che tenta di profondere “senso”, poetico e immaginifico, all’esperienza del fiaccamento delle energie sessuali maschili propria della vecchiaia.

Ma anche una resa parimenti poetica degli anni ’70 italiani, un film sulla contestazione e sul terrorismo rosso, e insieme la rappresentazione del buco nero del nostro DNA nazionale, incentrata sul nesso eversione-delirio d’onnipotenza-fascismo-catastrofe. Laddove le donne, nel duplice ruolo di vittime oggettuali e di soggetti e autrici di violenza sessista, fungono da simbolo dei deliri di potere di una “Città” politicamente instabile, dove rivoluzione e autoritarismo finiscono per condividere gli stessi fantasmi, logiche strutturali e perdite patologiche del senso di realtà…

Un capolavoro che intorno al motivo centrale del Caos (politico, ideologico, esistenziale, onirico-intrapsichico), declinato a sua volta nei sotto-temi della disgregazione del corpo sociale, del fanatismo cieco e rivoluzionario, dell’auto-consunzione delle membra e dello spirito e della compulsione e dell’impotenza sessuali, costruisce i suoi discorsi intrecciati sui referenti storici del Sessantotto e degli anni caldi della contestazione, da un lato, e dell’immaginario erotico sessista del borghese italiano-medio, dall’altro. Suggerendo fra le righe, provocatoriamente, una certa specularità tra questi due orizzonti culturali (il “nuovo” e il “vecchio”, una società dell’emancipazione femminile e dell’eversione anche armata in nome dei diritti e una vetero-maschilista ed erotomane), parimenti permeati da deliri dell’Immaginazione e del Desiderio di matrice consumistica e da un imminente senso di catastrofe e di autodistruzione.

I riferimenti dell’opera sono comunque molteplici e, nonostante il film sia stato realizzato alla fine degli anni ’70, si coglie anche una preconizzazione dell’universo sociale giovanile del decennio successivo (il suo consumo di musica e di droghe, la sua iconografia, il suo riflusso) e del fallicismo triviale della cultura italiana, politica e non, a venire (si veda il personaggio di Katzone).

Francesco Di Benedetto


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