di Luigi Lo Cascio
con Luigi Lo Cascio, Roberto Herlitzka, Luigi Maria Burruano
Italia 2012
genere: drammatico
durata, 105
Al centro della scena Michele Grassadonia convinto di poter realizzare la propria utopia rinunciando ad acqua ed energia elettrica nel rispetto dell’ambiente che cerca di salvaguardare dall’incuria di colleghi e cittadini. Una sera mentre si reca ad un appuntamento rimane coinvolto in un incidente automobilistico dai contorni poco chiari e delle cui conseguenze, la morte di un notabile della città, Michele viene sospettato. Nel tentativo di discolparsi l’uomo sarà costretto a scontrarsi con l’impossibilità di stabilire un'unica verità.
Opera che sottende il reale frammentandolo nei risvolti ora ironici ora inquietanti, altre volte persino indecifrabili dei dialoghi che intercorrono tra Michele ed i suoi interlocutori, “La città ideale” si interroga sulle possibilità di sottrarsi alle disfunzioni di un sistema burocratico e kafkiano che non conosce altra regola al di fuori dell’ omologazione. Un recinto in cui si muove un umanità variegata e trasversale, che fatica a venire allo scoperto e quando lo fa sembra farsi portatrice di certezze discutibili, simili al mito di Sisifo o al filo di Penelope nell’annullare gli sforzi e riportare a zero le consapevolezze che il protagonista si era fin lì costruito. Michele inizialmente non ha esitazioni nella sua esistenza fatta di regole a cui non si può trasgredire: la sua voglia di ordine e l’ansia di mantenere il controllo si manifesta nel rigore delle azioni, nella ripetizione dei gesti eseguiti per confermare la giustezza dei propositi. Un tutore dell’ordine che riprende padri di famiglia poco attenti al rispetto dell’ambiente, oppure produce le prove del reato fotografando chi gettano mozziconi di sigaretta fuori dal balcone. Uno corazza impenetrabile destinata a sciogliersi sotto i colpi di un destino beffardo, capace di mettere a nudo il vuoto e lo smarrimento di un uomo che ha paura dei propri sentimenti come accade con la ragazza a cui affitta l’appartamento: dapprima sospettoso ed incerto ne rimane a poco a poco affascinato ma quando si tratterà di ricambiare l’attenzione della donna la rifiuterà senza alcuna spiegazione.
Se la “La città ideale” è un film dalla natura sfuggevole, giocato sui contrasti tra realtà ed apparenza, tra ciò che siamo abituati a vedere e quello che invece abbiamo disimparato a guardare, tra sogno e verità, Lo Cascio ne conferma le caratteristiche con un andamento che dopo una partenza fatta di cose concrete e di un tema come quello dell’ambientalismo radicale incarnato dalle azioni del protagonista diventa sempre più rarefatto: dapprima ruotando attorno al dilemma sulla presunta colpevolezza di Michele e poi spostandosi su elementi personali ed autobiografici costituiti dall’entrata in scena della madre dell’attore, bravissima nell’interpretare il genitore del protagonista, e poi riportando la storia dove tutto era iniziato, facendo sbarcare in Sicilia Michele, tornato nella terra di origine per assicurarsi i servigi di un enigmatico avvocato (il redivivo Burruano, un’altro parente del regista) che lo deve aiutare a trovare le prove della propria innocenza. In questo modo il film diventa una confessione di indeterminatezza –il paradosso con qui si conclude il film è esemplare – che nel raccontare la disgregazione di ogni certezza si attaglia perfettamente allo spirito del tempo. Portandosi dietro il mestiere d’attore e le frequentazioni teatrali Lo Cascio realizza un film di sceneggiatura e di dialoghi in cui non tutto è all’altezza dei contenuti a cominciare dalla scelta di dilatare i tempi del racconto insistendo sulla ripetizione di certe sequenze (il protagonista in peregrinazione per la città è la più gettonata) e più in generale dando l’idea di perdersi insieme ai ragionamenti dei personaggi. Altamente ambiziosa “La città ideale” ha il coraggio di addentrarsi in territori poco battuti e di offrire nuove prospettive. Per diventare un buon regista ci sarà tempo.