Magazine Cinema
di Luigi Lo Cascio (Italia, 2013)
con Luigi Lo Cascio, Luigi Maria Burruano, Massimo Foschi, Alfonso Santagata, Catrinel Marlon, Alda Burruano, Roberto Herlitzka
VOTO: ****/4
E' incredibile come la realtà, a volte, superi davvero la fantasia... Per un beffardo scherzo del destino, il film del debuttante alla regia Luigi Lo Cascio arriva in sala proprio nel momento più difficile per la 'città ideale' del titolo, ovvero Siena, travolta dal ciclone che ha colpito la sua banca e la sua dignità. Lo confesso, per me che sono senese di provincia e di mestiere faccio il bancario al Monte dei Paschi, questa pellicola è sconvolgente nel suo simbolismo, addirittura clamorosa per il modo in cui, in tempi non sospetti (è stata presentata alla Mostra di Venezia, nel settembre scorso) anticipava la tempesta che di lì a poco avrebbe spazzato via quel 'groviglio armonioso' su cui si reggeva una città (e un sistema politico-economico) che, forse per troppo tempo, ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità.
Per Michele Grassadonia (Luigi Lo Cascio), architetto trentenne single e maniaco-ecologista, Siena è appunto il miglior luogo possibile dove poter vivere secondo i propri ideali, che sono quelli di un ambientalista radicale deciso a dimostrare a se stesso e alla collettività che si può, nel rispetto della natura e del territorio, rinunciare all'acqua corrente, all'elettricità e al gas, sperimentando fonti di energia 'alternative' ricavate attraverso strani marchingegni che costituiscono l'unico arredo del suo spartanissimo appartamentino in pieno centro storico. Michele è 'talebano' nei suoi principi, applicati in maniera ferrea anche ai suoi colleghi di lavoro (non tollera che si fumi, che si accendano le luci troppo presto, così come il riscaldamento...) e, in generale, a chiunque incontri sul proprio cammino.
Succede però che in una terribile sera piovosa Michele viene convinto, controvoglia, a prendere la macchina
per dare un passaggio a una bella collega che non vuole far scoprire i propri 'altarini'. Usare l'auto è contro i suoi principi, ma vistosi costretto si fa prestare un modello ibrido da un amico: peccato però che la scarsa visibilità e l'asfalto scivoloso lo coinvolgano in un piccolo incidente stradale: sceso a controllare il danno, si accorge che a poca distanza da lì c'è sdraiato per terra il corpo esanime di un essere umano... Da cittadino ligio al dovere e ai propri principi morali, chiama immediatamente la polizia locale per i soccorsi, non sospettando minimamente che per lui sarà l'inizio di un incubo senza fine, che gli farà aprire gli occhi sul marciume e l'ipocrisia di una società opulenta e benpensante come la nostra...
Luigi Lo Cascio sceglie per il suo debutto alla regìa un soggetto coraggioso e difficile, dalle suggestioni kafkiane e dal chiaro impatto teatrale, volto a dimostrare allo spettatore l'amarezza e la disillusione di chi si ostina a credere nei valori della giustizia e dell'onestà. Lo ripetiamo, visto oggi il film anticipa clamorosamente lo sfascio culturale e morale di una città e un sistema che, appena qualche mese dopo, sarebbe imploso fino a scuotere sonoramente le coscienze di chi fino allora aveva sempre tenuto la
testa sotto la sabbia, facendo finta di non sapere
come nella migliore tradizione italica. Ovviamente è una pura coincidenza, Lo Cascio era certamente all'oscuro di tutto in fase di progettazione del film, e per questo la visione di questa pellicola assume davvero sfumature inquietanti e impensabili. Il film è molto bello, certamente non perfetto e con molte parti un po' scollegate dalla trama, ma mai come in questo caso le sensazioni che ci trasmette valgono davvero molto più di un semplice movimento di macchina.
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