Siamo arrivati in Peru ripromettendoci che ci saremmo fermati per poco tempo visto che, stanchi di freddo e di montagne, desideravamo spostarci al più presto in Ecuador e Colombia per scaldarci un pochetto le ossa. In realtà siamo qui nella terra degli Inca da quasi 3 settimane, 10 giorni solo a Cusco. Perchè nei dintorni di questa città, baluardo della civiltà inca, non solo si trova il famoso Machu Picchu, bensì un mucchio di altre rovine inca che valeva la pena visitare.
Mi duole ammettere che non sono la persona più indicata per parlare delle rovine inca, perchè non ho apprezzato moltissimo il tour incaico. Quesione di predisposizione e tempistiche, non certo perchè le rovine non siano interessanti. Il problema è che ci siamo trovati a girare come trottole per giorni, svegliandoci alle sette di mattina e tornando all’ostello alle otto di sera, dopo giornate di lunghe camminate in siti archeologici quasi interamente sviluppati lungo i pendi e sulle cime delle montagne, in un continuo “sali e scendi”. Quello che è certo è che gli Inca erano dotati di buone gambe vista la morfologia dei territori dove costruivano le città. In verità trovo la storia di questa antica civiltà e la rispettiva conquista spagnola molto interessante. Sto leggendo un libro intitolato “La città perduta degli Inca” di Hiram Bingham, colui che nel 1911 scoprì la città chiamata ora Machu Picchu e localizzò Victos, ultima capitale del regno. Apparte il fatto che questo personaggio dev’essere stato semplicemente geniale, visti i numerosi studi intrapresi e il quantitativo di cose degne di nota fatte nel corso della sua vita, anche il libro è interessante se si vuole approfondire la storia inca.
Nel parlare di questa parte importante della storia sud americana è necessario fare una premessa: gli Inca non conoscevano alcuna forma di scrittura alfabetica e nemmeno geroglifica. Esiste un’ipotesi secondo la quale questa lacuna sia stata in realtà una scelta dettata dalle superstizioni popolari che, a seguito delle profezie di sacerdoti, verso i quali il popolo nutriva un timorato rispetto, che parlavano della scrittura come causa delle pestilenze che attanagliavano il popolo, impedirono al suddetto di lasciare fonti scritte della loro storia. Scelta o no, come risultato gli studi dell’antico Perù si basano su notizie di seconda mano raccolte al tempo della conquista spagnola e su iscrizioni degli stessi conquistatori che il più delle volte sono talmente contradditorie tra loro da non poter essere prese in considerazione. Ne risulta una storia frammentaria costruita sui pochi dati oggettivi che sono pervenuti fino ai nostri tempi, quali rovine di antiche città, frammenti di ceramiche e di stoffe, materiale scoperto nelle tombe, nonchè sugli studi della morfologia del territorio, della geografia della regione e dal clima. Tutti questi dati hanno permesso di elaborare delle teorie ragionevoli che vengono accettate come vere in quanto non possono essere contraddette dall’evidenza dei fatti. La verità è che la storia cambia a seconda del libro o della guida a cui si fa riferimento.
Il primo inca fu un valoroso capo guerriero della tribù quechua che regnò in Cuzco nel XIII secolo d.C. I suoi successori estesero il proprio dominio creando un impero che si estendeva alla maggior parte del Perù, dell’Ecuador e della Bolivia, nonchè alle regioni settentrionali del Cile e dell’Argentina. Per circa 3 secoli quella degli Inca fu una civiltà fiorente, che, secondo le fonti, esercitava nei confronti delle tribù assoggettate un dispotismo benevolo, imponendo la lingua quechua, ma assicurando a tutti vesti e cibo a sufficienza. Vivevano soprattutto di agricoltura e allevamento e furono i primi a coltivare la patata e il mais e a scoprire i poteri medicinali di molte piante tra cui il chinino e la coca. Appresero l’arte dell’irrigazione e della costruzione delle terrazze di cui i territori inca sono costellati. Erano ottimi costruttori di strade, ponti, acquedotti ed erano contrassegnati da ottime abilità artistiche nella lavorazione di ceramica e metalli e nella tessitura. Il più importante oggetto di culto era il Sole, ma venivano adorati luna e stelle e altre manifestazioni naturali come il tuono, il lampo, le montagne, le cascate ecc…
L’architettura al primo impatto può sembrare semplicistica, ma è frutto di un duro lavoro. Ci sono costruzioni il cui peso delle pietre più piccole è stato stimato tra le 10 e le 20 tonnellate, e quello delle più grandi è valutato sulle 200 tonnellate e più. Queste pietre venivano trasportate per vari Km facendole scorrere su un piano inclinato per mezzo di leve. In alcuni siti archeologici, come lo stesso dove si incontra la città di Machu Picchu, è incredibile pensare a come siano riusciti a trasportare massi di dimensioni assolutamente enormi e quindi di peso inimmaginabile fino alle cime dei monti. Inoltre i blocchi di pietra nelle costruzioni inca sono esattamente giustapposti: aderiscono perfettamente l’uno all’altro senza bisogno di cemento che allora era sconosciuto. La grandiosità dell’architettura inca si nota soprattutto nella città di Machu Picchu che è rimasta in gran parte intatta per il semplice fatto che mai fu scoperta dagli spagnoli.
Quello che salta all’occhio nella stesse opere architettoniche è anche l’esigenza di creare sempre qualcosa che fosse in armonia con la natura…che non la violentasse ma che la rispettasse. Perchè gli Inca nutrivano un forte rispetto per la Pachamama, la madre terra, erano coscienti del fatto che la loro vita proveniva da essa e tornava ad essa per rigenerarsi poi dalla stessa in diverse manifestazioni ad un livello più alto o più basso a seconda di come si era condotta la precedente vita terrena. Certo è che il popolo inca era molto mistico, poco legato al bene terreno, in continua ricerca di un elevamento spirituale, di un profondo legame con la terra e con le divinità.
Ma ecco che un giorno, nel (non molto lontano XVI secolo) comparve un gruppo di soldati con strane corazze e armi micidiali che si “servivano del fulmine e del tuono” per portare la morte al nemico a distanza. I conquistadores spagnoli, avidi d’oro, non si limitarono a depredare le ricchezze delle città, ma distrussero un’intera civiltà; non si accontentarono di sottometterla, la massacrarono senza morale e senza pietà, umiliando la loro cultura, la loro religione e secoli di duro lavoro. Si raccontano storie che fanno letteralmente accapponare la pelle. Abbarbicata sulle montagne attorno alla città di Cusco si erge un’imponente rovina inca chiamata Saqsaywaman, che secondo alcuni studiosi era una sorta di fortezza, secondo altri era una costruzione dove avveniva la preparazione fisica dei giovani inca (o forse era entrambe le cose). Fu conquistata dagli spagnoli intorno al 1537 e nel corso degli anni successivi fu distrutta per utilizzare le sue pietre nella costruzione delle cattedrali, dei templi e delle case degli spagnoli nella città di Cusco (più o meno quello che successe a tutte le rovine). Si narra che durante la battaglia per la conquista della fortezza gli spagnoli massacrarono tutti gli inca che difendevano questo baluardo e lasciarono i cadaveri a marcire. Quando i condor si fecero avanti per mangiare i resti, i conquistadores li uccisero e portarono i loro corpi in città per mostrare a tutti che avevano sconfitto non solo il popolo Inca ma anche i loro Dei (gli Inca adoravano il puma, il serpente e il condor per l’appunto).
Mi rendo conto che non vi sto raccontando alcuna novità, quello che gli europeri fecero in Sud America è noto, ignobile e purtroppo si studia troppo poco a mio parere…non ha senso puntare il dito contro popoli che agirono senza morale più di 5 secoli fa…non è questo il punto….però è giusto forse si raccontino le cose come sono andate realmente. Qualcuno sostiene che a raccontare la parte truce della storia può aiutare….aiutare ad evitare il ripetersi degli errori…Ebrei, Armeni, Inca, ma potrei citare anche situazioni e guerre più recenti…purtroppo è una storia che continua a ripetersi.
Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento…
E ancora tuona il cannone
e ancora non è contento di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento…
Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà…
Scusate la digressione, avrei dovuto parlarvi solo delle rovine….ma per quelle lascio parlare le foto….che tra l’altro sono più di 500 e dobbiamo ancora selezionarle….magari domani.
Un abbraccio a tutti….Silvia