Una “città perduta” è un agglomerato urbano che è stato dimenticato per secoli e che risulta essere in rovina e completamente ricoperto da una foresta secondaria, riscresciuta sugli edifici ormai privi di manutenzione. Probabilmente gli esempi più famosi sono le città Maya, sparse nelle foreste dello Yucatàn, oppure la celebre Angkor Wat costruita dall’Impero Khmer nelle giungle della Cambogia.
Sono luoghi molto suggestivi, che affascinano coi loro misteri e ci fanno chiedere il motivo dell’abbandono o come vivessero gli abitanti. O anche che fine abbiano fatto. Però vi sbagliereste se pensaste di dover andare dall’altra parte del mondo per avere un’idea di ciò di cui parlo: ci sono città perdute anche qui in Italia, a pochi chilometri di Roma. Sto parlando dell’antico borgo di Monterano.
Monterano si trova nell’alto Lazio, vicino il lago di Bracciano e ad appena 58 chilometri dalla capitale, quindi non in una località esotica.Il paese è sito in cima a un’altura ma è quasi impossibile vederlo dal basso, dato che è ricoperto da una fitta vegetazione. Per arrivarci esistono solo due vie, da percorrere a piedi o al massimo a cavallo, che partono dalla solfatara della riserva naturale di Monterano (che meriterebbe di essere visitata anche se la città perduta non ci fosse). Credo che il migliore sia il sentiero breve: dopo circa mezz’ora di cammino nel bosco ci si ritrova all’improvviso davanti al grande acquedotto che alimentava la città, inoltre si possono scorgere le prime rovine.
Il borgo è costruito su uno sperone di tufo, una roccia clastica di origine vulcanica che viene prodotta dalla compattazione delle polveri eruttate dai vulcani esplosivi (in questo caso dal vulcano Sabatino, che ha dato origine al vicino lago di Bracciano), gli edifici sono stati eretti usando blocchi della stessa roccia, molto abbondante nei paraggi.
La città ha origini molto antiche, che risalgono all’epoca etrusca. Nel II secolo fu conquistata dai romani (che aggiunsero l’acquedotto), così come tutti gli altri centri etruschi. Fu un centro periferico fino al crollo dell’Impero Romano d’Occidente, quando vi si trasferirono gli abitanti delle aree limitrofe per sfuggire alle incursioni dei barbari, in quanto il paese è in una posizione più difendibile e strategica. Il ripopolamento e la presenza di una diocesi diedero nuova vita alla città, che fu ampliata e dotata di una nuova cinta muraria.
Quando la diocesi fu spostata a Sutri, Monterano perse la sua importanza e iniziò un lento declino che la rese un piccolo centro periferico con pochissimi abintati. Nel corso del XIV secolo ci fu una lieve ripresa demografica ed economica. Una ripresa vera e propria si ebbe solo nel XVII secolo quando il feudo passò alla famiglia Altieri, di cui faceva parte papa Clemente X. La nuova proprità riedificò parte del borgo e aggiunse varie costruzioni, tra cui una fontana di Gian Lorenzo Bernini incastonata nel blocco di tufo che costituisce la base del palazzo baronale.
Risale alla stessa epoca anche la costruzione del convento di san Bonaventura, con annessa chiesa.
Dopo la morte di papa Clemente X ci fu una nuova crisi per Monterano, la quale culminò con un’epidemia di peste che, nel 1770, decimò la popolazione. La fine per la lunga ma tormentata storia di questa città fu decretata dall’esercito di Napoleone Bonaparte, che la invase e incendiò alle soglie del 1800. Da allora la città non fu più restaurata e gli abitati si spostarono e ne costruirono una nuova poco lontano, l’odierna Canale Monterano.
Negli ultimi due secoli le piante sono cresciute fino a ricoprire quasi del tutto la maggior parte delle strutture, solo gli edifici più grandi sono ancora ben visibili, sebbene conservino soltanto un pallido ricordo della loro epoca d’oro. Purtroppo il tempo inizia a farsi sentire e le fragili rovine cominciano a cadere sotto il peso dei secoli, servirebbe una massiccia opera di restauro per conservare intatto questo luogo così affascinante. Anche il vandalismo è un problema abbastanza importante e che andrebbe risolto.
Prima di chiudere vi lascio una selezione di fotografie, potete trovate qui l’album completo e in alta risoluzione.