La città si difende, scritto assieme a persone come Fellini, Pinelli e Comencini, comincia come un classico noir di stampo americano, la rapina iniziale ricorda molto quella di Rapina a mano armata che Kubrick girerà nel 1956 e sotto il punto di vista formale della messa in scena c'è una forte solidità al genere di appartenenza. Il problema, se così si può chiamare, è la deriva narrativa della storia che dopo il fulmineo inizio comincia ben presto a carezzare i toni della morale, della retorica e del sentimentalismo. "Deriva" forse causata dall'intento di voler far collimare tematiche neorealiste.
Ci fosse stata una maggiore sobrietà forse oggi staremmo gridando al capolavoro, in fondo la crudezza della vicenda, il discreto ritmo, almeno un paio di scene indimenticabili e un finale impietoso ci sono e danno valore alla pellicola.
Non è un capolavoro ma comunque è da vedere.
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