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La civiltà della fatica.

Creato il 30 novembre 2011 da Fabiocasa

La civiltà della fatica.
La civiltà della fatica.
La civiltà della fatica.
La civiltà della fatica.
La civiltà della fatica.
La civiltà della fatica.Per noi uomini del duemila raggiungere l'alpeggio abbandonato di Corte Buè in Valgrande è poco più di una passeggiata; ma per coloro che hanno costruito la storia della Valgrande era una fatica enorme. Partivano dai paesi di Rovegro e Cossogno con un carico di lavoro sulle spalle che non gli permetteva neppure di avere speranze per il futuro. Il futuro, come il presente ed il passato, per loro era solamente un verbo: Caricare. Caricare l'alpe agli inizi dell'estate, caricare sulle spalle le poche cose che gli servivano durante i lunghi mesi estivi, caricarsi sulle spalle la gerla con all'interno magari un piccolo uomo appena nato. Alla fine dell'estate coniugavano un verbo diverso ma che nella pratica era il medesimo: scaricare.Hanno costruito strade (le famose strade delle vacche) dove neppure era pensabile.
Hanno tagliato le pietre che scendevano cattive dai crinali delle montagne per permettere il passaggio delle bestie.Hanno disboscato pianori per ricavarne l'alpe (l'alp) ed il magro pascolo dei bovini o degli ovini.Hanno costruito una valle di lavoro e fatica combattendo con l'orografia complessa della natura.Per noi raggiungere oggi Corte Buè (un esempio di queste fatiche tremende) è facile. Si parte dal parcheggio dell'alpe Ompio, si passa nei pressi del rifugio Fantoli e si sale sino al colletto che separa due mondi: da una parte il sole ed il panorama aperto che permette di vedere il Lago Maggiore in tutta la sua bellezza, dall'altra l'ombra delle piante ed un panorama chiuso che a volte ti fa pensare se sia veramente bello quello che vedi. Dal colletto si segue l'unico sentiero esistente per raggiungere corte Buè. Ci si impiega 1h 45 minuti con passo normale; circa 2h se si vuole godere appieno della Valgrande, quella vera ed inospitale. Corte Buè è un ammasso di baite distrutte quasi divorate dalla natura che torna padrona dove una volta l'uomo ha provato a piegarla ai suoi voleri, riuscendoci.L'ultima cosa che viene in mente abbandonando il corte per ritornare all'alpe Ompio è relativa al perchè l'uomo si sia spinto così dentro in una valle inospitale per costruire un alpeggio.Ma noi siamo uomini del duemila e certe cose non è lecito capirle.

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