Questa sera nonostante il clima freschino, nonostante la pioggia che viene giù che dio la manda, nonostante il male alle mani e ai piedi mi è venuta voglia di gelato.
Siccome il mio gentil consorte è gentile e consorte ma non cavaliere nè tanto meno prode, sono dovuta uscire per soddisfare la mia voglia, perchè come diceva il caro, vecchio e saggio Oscar Wilde: “posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni” ed, ironia della sorte, proprio Tentazioni si chiama la gelateria più vicina a casa.
Quindi, armata di ombrello, galosce ed impermeabile sono uscita sotto l’acqua scrosciante, percorro la discesa attenta alle pozzanghere che paiono il lago Michigan, all’incrocio con via Toscana ho assistito alla seguente scena.
Un signore senza ombrello esce dal bar con due cartoni di birre in bottiglia e dopo contorsioni da circo riesce a recuperare le chiavi della macchina da improbabili ed introvabili tasche, riesce ad aprire il bagagliaio della macchina e mentre sta per depositarvi l’alcolico carico inciampa e le bottiglie naufragano, con un botto, sull’asfalto.
Io, a quel punto, avrei iniziato ad ostiare in alamanno e in goto, il signore in questione, invece, non ha fatto un plissè, non ha emesso un fiato; ha guardato, sconsolato, la birra disperdersi in rivoli e con nonchalance da lord inglese, sotto la pioggia battente, si è messo a raccogliere cocci e bottiglie e a portarle nella campana della raccolta differenziata per il vetro.
La classe non è acqua e,di certo, non è birra.