Il 12 febbraio Reporter Senza Frontiere ha pubblicato come ogni anno il World Press Freedom Index (WPFI) sulla libertà di informazione nel mondo. La classifica viene compilata valutando il pluralismo e l'indipendenza dei media, le norme in materia di informazione e la trasparenza degli organismi preposti, la qualità delle infrastrutture a disposizione degli organi di informazione, il livello di abusi registrati e il clima generale di libertà d'informazione. Il WPFI, come ormai da molti anni, pone al vertice Finlandia, Paesi Bassi e Norvegia così come Turkmenistan, Corea del Nord e Eritrea ricoprono ancora una volta la posizione peggiore e vengono definiti da RSF come “buchi neri per l'informazione e le notizie e veri e propri inferni per i giornalisti che vi abitano”.
L'Europa domina la lista dei primi 50 paesi in lista, con 14 membri dell'Unione Europea tra i primi 25. Ma è soprattutto il nord Europa a brillare grazie, dicono a RSF, ad “ una solida cornice costituzionale e legale che, a loro volta, sono fondate su una cultura reale delle libertà individuali, una cultura più effettiva lì che non nel sud dell'Europa”. In questa parte del continente l'unico sviluppo positivo è stato individuato in Italia, che è finalmente uscita “da una spirale negativa e sta lavorando ad un progetto di legge incoraggiante che porterà alla de-penalizzazione della diffamazione via stampa”. Il nostro paese ha guadagnato ben otto posizioni e occupa ora la 49a posizione del WPFI. Ossigeno per l'Informazione, tuttavia, contesta questa valutazione che giudica basata su “errori di interpretazione della riforma di legge sulla diffamazione attualmente dibattuta in parlamento” che non prevede affatto la de-penalizzazione ma si limita “a sostituire la detenzione con sproporzionate sanzioni economiche che non sono meno intimidatorie”.
Per quanto riguarda i Paesi dell'Europa sud orientale, la Turchia, scossa dalle manifestazioni di piazza lo scorso anno e dove molti giornalisti sono stati mandati in prigione o si trovano ad affrontare un processo a causa del loro lavoro, resta quella messa peggio e non si è mossa dalla 154a posizione già occupata lo scorso anno. Grecia e Bulgaria tra i paesi del sud-est Europa sono quelli che hanno perso più posizioni negli ultimi anni: la Grecia, che si trovava al 35o posto nel 2009, da allora è precipitata di più di più di 50 posizioni, e di ben 15 posizioni nell'ultimo anno, ed occupa ora il 99o posto al mondo mentre immediatamente alle sue spalle la Bulgaria, scossa da mesi di proteste anti-governative, è scesa di 13 posti conquistando il poco lusinghiero primato di paese membro dell'Unione Europea con la peggiore posizione.
La Macedonia, che nel 2009 era al 34o posto, da allora è in caduta libera e dopo aver perso ulteriori sette posizioni nell'ultimo anno, si trova ora al 123o posto. Nel WPFI del 2014 anche la Romania ha perso qualche posizione, nello specifico tre, e si trova ora al 45mo posto. Cipro, Croazia e Montenegro sono tutte e tre scese di una posizione e ora sono rispettivamente al 25o, al 65o e al 114o posto. Cipro resta comunque il paese meglio piazzato tra quelli dell'Europa sud orientale. Tra i “virtuosi” si segnala il leggero miglioramento della Slovenia, che risale di un posto in 34a posizione, e il balzo in avanti più deciso della Serbia risale di ben nove posizioni sino al 54o posto.
Tra le altre posizioni si segnala il 56o posto della Moldova, il 66o della Bosnia Erzegovina, l'80o del Kosovo, l'83o di Cipro Nord, l'85o dell'Albania.
Leggi il World Press Freedom Index 2014 (in inglese)
Qui l'articolo di Osservatorio Balcani e Caucaso dedicato in particolare ai Paesi dell'Europa sud orientale