Eva Klotz ieri, in occasione della visita del Dalai Lama a Bolzano, ha manifestato la sua solidarietà ai tibetani: «Anche loro — ha detto — hanno diritto a vivere in libertà esercitando il diritto dell’autodeterminazione». Nulla di cui stupirsi, considerando la coerenza della consigliera provinciale.
Con la mente, così, sono tornato a giovedì scorso, quando Eva Klotz ha partecipato a «Servizio pubblico», il programma televisivo condotto da Michele Santoro. Se ogni sua apparizione nel contesto di una discussione a prevalenza «italiana» ne ha fatto sempre risaltare il profilo «alieno», nel «ring» di Santoro è andata diversamente. Gli «alieni» sembravano quelli senza accento tedesco. Confrontata infatti con l’approccio superficiale di chi le rivolgeva domande già orientate verso risposte previste, gli argomenti classici dell’indipendentismo e del dignitoso richiamo a uno status culturale «altro» destavano maggiore simpatia del solito.
Il tema prescelto dal conduttore tv è stato il giudizio, espresso da Eva Klotz in una precedente occasione, su Grillo e il movimento da lui capitanato. Le preoccupazioni confessate dalla politica sudtirolese non mancavano di molto le osservazioni dettate dal buon senso, quand’esso si scontra con pretese palesemente assurde. Del resto, come definire se non assurdamente «totalitaria» l’ambizione a puntare al cento per cento del consenso? Come reagire di fronte alle pose esagitate di un meneur des foules (il trascinatore delle folle così ben delineato nell’opera di Gustave Le Bon), capace di alimentare e canalizzare l’indignazione collettiva, ancorché per molti aspetti giustificata, con tecniche di persuasione inscenate in modo spettacolare ed espresse con linguaggio violento?
A parziale difesa di Grillo è allora intervenuto Marco Travaglio, il solitamente ben informato Travaglio. Rivolgendosi a una donna della quale il celebre giornalista pareva conoscere davvero poco o dimenticare molto, le obiezioni sarcastiche non sono riuscite a centrare il bersaglio. «Ma come — cercava d’incalzarla — lei se ne viene fuori ora invocando la secessione dalla pericolosa Italia di Grillo? E durante i venti anni di Berlusconi, scusi, lei dov’era?».
Non ci sarebbe poi voluto moltissimo a raccogliere qualche informazione più dettagliata sulla Klotz, dunque a capire che il suo attivismo, definibile come atavico, viene per l’appunto da molto lontano. Un attivismo, sia chiaro, sul quale possono essere appuntate tutte le critiche possibili. Ma non all’ingrosso, non ritenendolo figlio di un’ispirazione momentanea. Quando dopo pochi istanti la Klotz è scomparsa, mi è sembrato quasi che a lasciare lo studio fosse una di «noi». E sono rimasti gli altri.
Corriere dell’Alto Adige, 11 aprile 2013