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Trama: Giappone, 1963. Un gruppo di studenti si impegna a salvare dalla demolizione il cosiddetto "Quartiere Latino", edificio sede di numerosi club. Nel corso dell'epica battaglia due ragazzi, Umi e Shun, scoprono di amarsi ma il loro rapporto viene complicato da un mistero sepolto nel passato di lui...
Non posso farci nulla. Adoro, letteralmente, ogni cosa che viene prodotta dallo Studio Ghibli. Tutte le pellicole che escono dalla fabbrica dei sogni nipponica mi stringono il cuore e mi commuovono come nient'altro al mondo, anche quando, oggettivamente parlando, non sono nient'altro che drammoni d'altri tempi come questo La collina dei papaveri. La matrice shoujo (per chi non lo sapesse, uno shoujo è un manga per ragazze, sebbene ormai si sia ramificato in parecchi sottogeneri difficili da definire con una sola parola...) dell'opera, per quanto la sceneggiatura sia stata comunque rimaneggiata da Hayao Miyazaki, è evidente per il modo in cui vengono trattati i sentimenti di Umi e Shun, per il taglio soapoperistico della loro timida storia d'amore adolescenziale e per il colpo di scena che richiama parecchio i vecchi sceneggiati televisivi. Inoltre, il ritmo del film è oggettivamente di una lentezza esorbitante, qualche animo cinico potrebbe persino dire che "non succede nulla", qualcun altro dotato di occhio più critico potrebbe lamentare una cura minore nell'animazione, eppure La collina dei papaveri mi è piaciuto lo stesso.
Ciò che mi è piaciuto tantissimo è il modo in cui il tema principale della pellicola si fonde con la sua realizzazione. La collina dei papaveri celebra dei valori praticamente scomparsi nella società odierna, in primis il rispetto del passato, necessario affinché il progresso non sia distruttivo bensì positivo ed equilibrato. Gli studenti si battono per preservare il Quartiere Latino, che il proprietario vorrebbe distruggere in vista delle Olimpiadi di Tokyo, e lo fanno dimostrando che, con un po' di olio di gomito, impegno, fatica e passione, anche un edificio fatiscente può tornare bello come prima; ambientando la storia dopo la Guerra di Corea, gli autori della pellicola per estensione magnificano e celebrano l'indomito spirito di sopravvivenza giapponese e lo incarnano nella figura, piccola ma decisa, della giovane Umi, che ogni giorno segue il suo "rito" ed innalza le bandiere di segnalazione marittima per rendere omaggio al padre defunto, attirando così l'attenzione di Shun e finendo per trovare l'amore. Questo elogio del passato e del rispetto per le tradizioni si traduce in uno stile classico, in un'animazione quasi "riflessiva", in un'incredibile attenzione ai gesti quotidiani che scandivano la vita di chi ha vissuto in quell'epoca, in una colonna sonora dal sapore antico. E' dai tempi di Proteggi la mia terra che non provavo una sensazione di nostalgia e di malinconia così forte davanti ad una storia così semplice e delicata. Chissà, forse in una vita passata sono stata davvero giapponese. A prescindere, mi sento davvero di consigliare questo film.
Goro Miyazaki è il regista della pellicola. Figlio di Hayao Miyazaki, ha diretto anche I racconti di Terramare. Giapponese, anche sceneggiatore, ha 45 anni e un film in uscita.
Se La collina dei papaveri vi fosse piaciuto consiglio la visione di altri capolavori dello Studio Ghibli come Kiki consegne a domicilio, Il mio vicino Totoro, Il castello errante di Howl, Princess Mononoke e magari anche Lilo & Stitch, anche se è della Disney. ENJOY!
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