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Dunque di Orlando non mi sono fatta un'idea, né ho aspettative di alcun tipo.
Forse per questo riesco ad accogliere fin da subito la scelta di Emanuela Giordano, regista e drammaturga, di recuperare dell'Orlando di Virginia Woolf (opera che tutti dicono complessa e multistrato) la componente di divertissement letterario e le ascendenze shakespeariane (a tratti ricorda opere come La dodicesima notte o Molto rumore per nulla).
Non a caso il libretto che accompagna la messa in scena dell'opera, nel raccontare La commedia di Orlando (in scena al Teatro Argentina di Roma dal 4 al 20 maggio) con parole e immagini utilizza molti brani tratti dai Diari di Virginia Woolf, quelli in cui la scrittrice esprime il senso di libertà che ha provato nel lasciare andare la sua immaginazione a questo scherzo letterario, a questa scappatella dal rigore, a questa parentesi farsesca, a questa presa in giro...
E così la bizzarra vicenda di Orlando che passa attraverso i secoli prima come adolescente e giovane ragazzo poi come donna matura e determinata a realizzare le sue ambizioni letterarie si trasforma in un racconto corale e un po' circense (come la scelta dei costumi sottolinea), in cui ad Orlando (magnificamente interpretato da Isabella Ragonese, più convincente nella fase della giovinezza maschile del protagonista che in quella adulta femminile) fanno da contorno i due servitori Hill e Hall, le due servitrici Judy e Faith e soprattutto l'amica, madre e confidente, Mrs Virginia, la voce della razionalità e della saggezza.
L'approccio corale della messinscena è ulteriormente sottolineato dalla pervasiva presenza della musica, vero e proprio settimo protagonista della commedia. Musica originale eseguita dal vivo dalla Bubbez Orchestra con chitarra e violoncello.
E così vediamo scorrere davanti ai nostri occhi le epoche e i personaggi che Orlando incontra durante la sua vita lunga quattro secoli con i toni e la leggerezza dei teatri di marionette, che anche la gestualità e le scelte vocali dei protagonisti sembrano richiamare.
Non è che non si parli di temi importanti (c'è il tema della guerra, delle differenze di classe e di genere, della varietà culturale e sociale), né si tradisce lo spirito comunque impegnato di Virginia Woolf, ma si ride, ci si diverte, e anche i più intellettuali alla fine cedono a questa lettura un po' sopra le righe dell'Orlando.
Alla fine un messaggio arriva forte e chiaro. La vita è scoperta, è ricerca, è realizzazione di sé, è amicizia, è viaggio, è burla. L'importante è non esserne sopraffatti. Per un attimo evidentemente anche Virginia ha pensato di potersi fare beffe della vita.
Certo a questo punto non posso evitare di arricchire e completare il mio approccio a ritroso ad Orlando vedendo il film e leggendo il libro!
Voto: 3,5/5
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