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La compagnia di un commesso viaggiatore

Creato il 03 agosto 2013 da Pinocchio Non C'è Più

Foto post pinocchio

Avviso ai naviganti in questo mare. Il post sarà decisamente diverso dagli altri, è un testo sperimentale, che forse non si ripeterà mai più, o forse inizierà un viaggio parallelo. Non anticipo nient’altro, ora la parola passa a voi.

Ci sono un bel po’ di viaggi, intesi proprio come spostamenti fisici, che di solito affronto da solo, con centinaia di chilometri davanti e un sonno bestiale nella testa. Ma a pensarci bene, proprio solo, non sono mai.

All’autogril prima dell’Appennino c’è Jonny Cash che mi chiede di salire, vuole un passaggio fino alle porte di Bologna, il cappotto è nero come la chitarra, la faccia dura come queste montagne, dice “mi spiace, sono solo un fantasma, ma alza la radio e fammi cantare”. “Dai Jonny, canta pure cry cry cry, ghost riders in the sky, e visto che sei tu, ti lascio anche fumare”.

Sull’autostrada, a Castel San Pietro incontro un genovese malinconico, lo chiamano Faber, ha un sorriso pulito, si ostina ad andare in senso contrario con la sigaretta in bocca, canta di ribelli, emarginati e prostitute, ha una maledetta nostalgia di via del campo. Vorrei chiedergli che fine ha fatto Bocca di Rosa, se Teresa è ancora all’Harrys’ Bar e se è stato assolto Don Raffaè. Dietro alla curva non c’è la lanterna del porto ma arriviamo insieme a Cesenatico.

All’osteria vicino a Faenza c’è un tipo strano che si lancia sul pubblico in delirio, è un po’ barbone e un po’ Dioniso, è una lucertola e un poeta, a torso nudo e pantaloni di pelle, ingoia un acido affogandolo nel J&B.

Andiamo Jim, monta su, che Comacchio non è New York, ma le zanzare sono più cattive, non andremo a suonare al Madison ma da qui a Imola un paio di pezzi ce li cantiamo. Bevi finchè ne hai voglia che non ci sono poliziotti agli incroci. Anche perchè in Italia ormai sono tutti rondò.

Arriva un uomo in fondo alla pianura che sembra un mago con le scarpe a tennis, ha un cilindro e una maglia a righe, una chitarra in miniatura e una sciarpa rossa a nascondere l’anima.

Parla di Gianna e racconta di Aida, sogna nel blu profondo del suo cielo, fa nomi e cognomi e canta in sette ottavi.

Non smettere Rino, resta ancora un po’ che Forlì è vicina e ti offro un caffè, ma lui si volta, alza il braccio e mi saluta, lo guardo andar via senza voltarsi. Come uno che se ne va senza rimpianti.

E al casello di Cesena Nord la stradale mi ha fermato. Fanno il giro dell’auto, guardano l’abitacolo, guardano dappertutto e poi si guardano loro, “ma…è strano, sembravate in cinque dentro la vettura, un minuto fa”… “ci sono solo io, con tutti i miei cd, ma prego, potete controllare”.



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