"Non c'è un filo d'erba solo in un prato. Non c'è un albero, ma c'è il bosco, dove tutti gli alberi stanno insieme, non prima o poi, ma insieme, grandi e piccoli, con i funghi e i cespugli e le rocce e le foglie secche e le fragole e i mirtilli e gli uccelli e gli animali selvatici, e magari anche le fate e le ninfe e i cinghiali, e i cacciatori di frodo e i viandanti smarriti, e chissà quante altre cose ancora.
C'è la foresta."
C. Levi, L’Orologio, 1948.
Sono parole di rara efficacia, che alludono ad una visione sistemica e complessa del bosco degli olivi del Salento leccese, che in un sol colpo ci fanno intuire gli infiniti piani di realtà che nel Paesaggio rurale del salento si possono scoprire, a seconda del punto di vista dell'osservatore.
Così Carlo Levi, dopo una sequenza di connettivi aggiuntivi "e", che sembra tendere all'infinito, si ferma bruscamente, con il punto fermo segnala un salto gerarchico, un ordine concettuale diverso: "c'è la foresta".
Antonello 'Martinez' Gianfreda ha scritto:
Spero che lo spirito degli incontri si trasformi da reazione all'emergenza in seme di progettualità, nei pochi a cui ho partecipato la mia era una strana sensazione, quasi fastidiosa, quella di ascoltare il lamento di un eco che non riesce a uscire dalla stanza dove le parole venivano pronunciate.
Magari le cose nel frattempo sono cambiate, sono mancato agli ultimi dibattiti perchè (ahimè) sono lontano da una delle mie 'terre', spero che in quelli futuri ne escano delle strategie chiare, si definiscano le finalità che potrebbero guidare i prossimi obiettivi, e che essi siano qualificabili, quantificabili e messi per iscritto. E mia opinione che leggere i propri pensieri a volte aiuta a distinguere quelli buone dalle altre.