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La componente magica

Creato il 20 aprile 2015 da Theobsidianmirror
La componente magicaNon pare anche a voi che in questo tipo di film le motivazioni che scatenano i torti verso i futuri fantasmi, e direttamente o indirettamente anche la loro morte, sembrino spesso futili, quasi pretestuose?
Certo, le opportunità date dalla scuola e dalle attività extrascolastiche vanno o andrebbero prese con la massima serietà, ma personalmente (e per fortuna) non conosco nessun adolescente italiano che arriverebbe a uccidere per vincere una gara, che sia quella per i voti migliori o per il primato nello sport. Sono certo che neppure in Corea si arrivi a questi eccessi, in compenso però i casi di suicido (di cui abbiamo già ampiamente parlato) per ragioni simili sono ben documentati perché la competitività in quelle lande è ben più forte dalla nostra.
Inoltre, gettare le basi per un horror richiede che le situazioni vengano estremizzate ma, ancora una volta, tutto è declinato al femminile. Come mai? Il motivo sono davvero gli istinti pruriginosi del potenziale pubblico, si ricerca davvero un effetto Lolita che, per giunta, strizzi l’occhio al cinema giapponese?
Abbiamo già accennato al fatto che nella pentalogia di Whispering Corridors, ma soprattutto nei primi due capitoli, l'ambientazione scolastica è stata intelligentemente utilizzata dagli autori per fare (auto)critica sociale, e questa non può prescindere dai suoi soggetti più deboli che, sono, appunto le donne, ancora alla ricerca di un ruolo sociale che possa dirsi definit(iv)o e non una conquista quotidiana. Le giovani donne protagoniste di questi film devono celare le proprie fragilità e i propri dubbi, la sofferenza e i propri lati oscuri, per guadagnarsi il proprio posto al sole in una società che, al minimo tentennamento, le relegherebbe volentieri accanto al focolare.
Non dimentichiamo poi che l'adolescenza è un periodo della vita in cui le emozioni sono acuite dall’inesperienza, e se già di per sé l'amicizia tra donne è molto più complessa di quella fra uomini, durante l'adolescenza può divenire un'esperienza persino totalizzante, che si nutre di frequentazione assidua, assoluta confidenza e dipendenza, e non di rado (come anche il rapporto fra madri e sorelle) contrassegnata da un miscuglio di sentimenti contrastanti come l'ammirazione e l'invidia. Ecco quindi che tutti i film propongono un concetto di amicizia molto intenso, intenso come solo le amicizie tra adolescenti riescono a essere.
Sarò chiaro, in generale credo anche che da più di un punto di vista la preponderanza di figure femminili sia un prerequisito fondamentale di un certo tipo di cinema. Sono convinto che alcune tematiche possano raggiungere certe profondità solo se raccontate al femminile non fosse altro perché, quasi sempre, l'animo femminile è molto più sfaccettato di quello maschile. È più facile creare personaggi monolitici al maschile, mentre quelli femminili saranno sempre più complessi e stratificati, non etichettabili in rigidi stereotipi e quindi nemmeno suddivisibili con facilità in buoni e cattivi.
La componente magicaParlando invece nello specifico di “Whispering Corridors 3: Wishing Stairs” vale la pena spendere ancora qualche parola sull’elemento folcloristico, del tutto normale in un paese che può vantare una così lunga e ricca tradizione popolare. Il terzo capitolo della nostra saga è un esempio recente di cinema che affonda il proprio innegabile potere di suggestione nella tradizione, ma già quarant'anni prima un'opera come “A Thousand Year Old Fox” (1969), per fare un esempio, proponeva la sua particolare rivisitazione di un mito.
Quel vecchio film, praticamente introvabile (a parte una versione in lingua originale non sottotitolata) narra la storia di una donna, Yeo-hwa, allontanata dal regno dalla malvagia Regina Jin-seong allo scopo di avere campo libero per poter sedurre liberamente il di lei marito Kim Won-rang, generale di Shilla. Nel corso del suo viaggio attraverso le montagne Yeo-hwa, assalita dai banditi, si getta in un lago infestato dove si trova a tu per tu con lo spirito della volpe dei mille anni, uccisa tempo addietro da un antenato della stessa Regina Jin-seong. Nasce quindi un potente sodalizio fra la donna e la volpe la quale, incarnandosi nel corpo di Yeo-hwa, tornerà a Shilla per compiere la comune vendetta.
La volpe in questione altri non è che una kumiho, una creatura la cui origine si perde nella tradizione orale coreana. Secondo una leggenda una comune volpe in grado di raggiungere la soglia dei mille anni di età può trasformarsi in una kumiho ed ottenere il potere di trasformarsi a suo piacimento in una donna, attraverso la quale compiere i suoi misfatti. La kumiho infatti, come già accennato nel post precedente, è una figura mitologica estremamente negativa, una creatura assetata di sangue molto simile ai nostri licantropi, una creatura che si aggira nelle notti di luna piena in cerca di vittime maschili da sedurre e da uccidere.
Esattamente come la corrispettiva cinese huli jing e la giapponese kitsune, anche la kumiho può finire col tradire la propria identità, solitamente a causa di un particolare che non sarebbe in grado di cancellare durante la sua mutazione: solitamente si tratta della coda (anzi, delle sue nove code), particolare che permane anche nel suo aspetto umano e che, in qualche modo, la kumiho cerca di nascondere tra le vesti.
Altre pellicole hanno ripreso, nel corso degli anni, la leggenda della kumiho, ma si tratta più che altro di filmetti di intrattenimento senza alcun valore culturale: sto parlando di “The Fox with Nine Tails” (1994) e di “My Girlfriend Is a Nine-Tailed Fox” (2010).
Forse dall'esterno è difficile percepire la profondità del folclore coreano e la sua influenza sulla cultura popolare, ma la sua realtà è innegabile. Stiamo parlando di un patrimonio vecchio di secoli che non ha nulla da invidiare a quello di altri paesi più vicini alla nostra sensibilità e cultura.

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