La condizione

Creato il 02 giugno 2012 da Alextog @sandratognarini

Italiano: vista di Piazza del Duomo a Milano (Photo credit: Wikipedia)

Sono cattolica, anche se non praticante. Va premesso perché il “retropensierismo” è lo sport nazionale. Mica il calcio, ma va là. Mi occupo di informazione dal 1989 e sono iscritta all’ordine (prima da pubblicista, poi da professionista) dal 1991. So quindi come va il mondo. Anche il nostro di operatori dell’informazione. Il fatto è che mi meraviglia tutta questa attenzione dei colleghi alla visita del Papa a Milano. Grandi folle, certo. Ma le grandi folle che si riuniscono in grandi spazi oggidì non sono più una novità. Ammettendo che seguire ciò che fa il Papa e dove va sia la “mission” dei vaticanisti e delle testate di area e/o che si occupano di temi sociali (con le quali io stessa collaboro), mi chiedo però cosa spinga le grandi testate generaliste (su carta, Radio/TV, internet) ad andare al di là dell’annuncio dell’arrivo del Papa a Milano in occasione dell’incontro delle famiglie, con l’atteso intervento del sindaco Pisapia in tema di ri-definizione proprio del concetto di “famiglia”.

Detto che l’intervento di Pisapia era interessante “erga omnes”, il concerto alla Scala è una notizia di cui dare conto “generalmente” al di là di una “breve”? Lo è anche l’incontro al Meazza con i cresimandi?

Ma la copertura ampia di ciò che fa una personalità deve essere sempre scontata?

Il rispetto è la condizione sine qua non del nostro lavoro. Rispetto per le fonti, rispetto per i nostri padroni, che devono essere solo i lettori, rispetto del registro del nostro linguaggio (ovvero la satira non fa parte del bagaglio del giornalista, che non deve essere in alcun caso un comico).

Detto questo, però, il giornalista (in questo caso, chi assegna ai colleghi i servizi da fare) sarebbe auspicabile che scegliesse. Scegliesse di cosa parlare e quando, di cosa non parlare e quando.

E’ questa la condizione che distingue un giornalista da un entusiasta. Quest’ultima condizione rispettabile, ma irriducibilmente diversa.

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