Magazine Diario personale

La condizione umana

Da Lupussinefabula

Non è uno dei miei autori prediletti, il Carducci, ma rovistando tra le pagine di un libro alla ricerca di qualcosa da proporre in classe, ho finito per passare un po’ di tempo e leggere e rileggere questa poesia, che mi ha dato del filo da torcere interrogandomi nel punto più vivo della mia latente crisi: ‘quel che amai, quel che sognai, fu in vano;/ e sempre corsi, e mai non giunsi il fine’. Sensibilità quasi leopardiana che mi culla dolcemente e con amarezza, come se fossi sdraiata su un dondolo ma di tanto in tanto rami di rosa con le loro spine mi toccassero la faccia e la scalfissero.

Strana sensazione, quando un testo che forse hai sottovalutato per anni, inizia a rilucere di un fascino tutto particolare.

Ma non dà risposte, perché senza risposte nonostante i millenni è la condizione umana.

(ah se clikkate qui potete ascoltare una lettura del testo da parte di Arnoldo Foà)

 

TRAVERSANDO LA MAREMMA TOSCANA.

Dolce paese, onde portai conforme
l’abito fiero e lo sdegnoso canto
e il petto ov’odio e amor mai non s’addorme,
pur ti riveggo, e il cor mi balza in tanto.

Ben riconosco in te le usate forme
con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto,
e in quelle seguo de’ miei sogni l’orme
erranti dietro il giovenile incanto.

Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano;
e sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
e dimani cadrò. Ma di lontano

pace dicono al cuor le tue colline
con le nebbie sfumanti e il verde piano
ridente ne le pioggie mattutine.



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