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La confettura di Prugne come la faceva la Nonna

Da Greenkika

Della mia nonna materna, che ho vissuto solo fino ai sette anni, ho moltissimi ricordi. Amava creare con me regalini per la mia mamma con materiali di recupero, collage fatti con le mille carte delle uova di Pasqua messe da parte negli anni, e mi insegnava piccoli segreti su come divertirmi in mezzo alla natura, usando per esempio rami di Sambuco come cannucce per soffiare le bolle di sapone, o pressando i fiori di campo in mezzo alle pagine dei libri per poterli ritrovare un giorno, negli anni a venire. Riciclava, risparmiava, non sprecava nulla, era una Giusta.

Mi capita spesso di pensare a lei, e credo che se avesse vissuto un po’ oltre i suoi settant’anni, io sarei stata una persona migliore. Era esperta di piante officinali, faceva la sarta e fino a poco prima che io nascessi fumava il sigaro. :-) Aveva tante qualità, non solo legate al mondo materiale, ma anche a quello immateriale, spirituale, energetico. Mi sarebbe piaciuto insomma conoscerla meglio, averla a fianco per più tempo, ma la vita è così, e delle persone che si amano non si può fare altro che tenere vivo il ricordo, con amore.

Oggi io e il mio innamorato abbiamo fatto la Confettura di Prugne, e ci è voluto un istante perché riaffiorassero i ricordi di quando, nella sua cucina, la nonna mi faceva tagliare e snocciolare le prugne, e il profumo della frutta cotta che si diffondeva nell’aria e il sapore della confettura ancora tiepida si sono impressi nella mia mente di bambina per riemergere violenti e dolcissimi in questo pomeriggio dedicato alle conserve.

La ricetta è semplice, talmente semplice che ve la dico in quattro e quattr’otto: per tre chili di polpa, un chilo di zucchero e il succo di mezzo limone. Si fa cuocere una ventina di minuti, poi si passa nel passaverdure (se si vuole una consistenza vellutata) o si frulla (se si amano i pezzettoni). Poi si cuoce ancora per una quarantina di minuti fino a che non avrà raggiunto la densità che preferite, si versa nei vasetti precedentemente sterilizzati, poi i vasetti vanno di nuovo in acqua bollente a testa in giù finché non sentirete il CLOCK del sottovuoto. Ed ecco fatto.

Così ancora una volta questa vita in cerca di un’armonia sempre più profonda con la Natura, risveglia e infonde in me non solo una morale che intendo continuare a trasmettere a chiunque abbia le antenne alzate, ma rende più profonde le mie radici, il mio sentire, il mio legame e il mio rispetto verso la terra, le mie origini e il mio futuro.

Grazie, Nonna Agostina.

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