La congiura dei potenti
di Carlo A. Martigli
Titolo: La congiura dei potenti
Autore: Carlo A. Martigli
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Edito da: Longanesi
Prezzo: 14,90 € / 9,99 €
Genere: Storico/Thriller
Pagine: 340 pag.
Trama: Worms, 1521. Costretto dall’imperatore ad abiurare le sue tesi eretiche, Lutero si rifiuta e difende la propria critica radicale alla decadenza della Chiesa di Roma. Esposto alle minacce più diverse, Lutero – grazie ad abili sotterfugi orditi a sua insaputa – trova rifugio presso l’uomo più potente della Germania e, probabilmente, dell’intera Europa. L’uomo è il banchiere Jacob Fugger, il “re di danari”, l’artefice della carriera di tutti i potenti d’Europa, dal papa allo stesso imperatore. E Fugger ha molte ragioni per far sì che Lutero sopravviva e, soprattutto, che esegua la sua volontà… Ma a casa Fugger arriva anche un uomo dal passato tormentato e con un incarico segreto. L’uomo è Paolo de Mola e a ostacolare i suoi piani, e quelli del suo misterioso mandante, non saranno le rivolte contadine di Thomas Müntzer, né gli intrighi di potere. Sarà l’amore, quello proibito e clandestino per la bella e giovane moglie di Fugger, Sibylle… È il momento in cui la Chiesa da un lato e Lutero dall’altro devono scegliere tra il potere e il popolo. Sceglieranno entrambi il potere. È il momento in cui il potere assume la forma non delle armi né della fede, ma quella che dura ancor oggi: quella del denaro. È il momento in cui, per Paolo de Mola, diventare uomo significa combattere contro tentazioni e forze sconosciute.
di Andrea-tortellino
Era da un po’ che avevo voglia di leggere un romanzo storico, e quando ho avuto l’occasione ho “pescato” La caduta dei potenti. Non conoscevo l’autore, italiano (punto a favore, forza! Aiutiamo gli scrittori italiani, se meritevoli!), quindi ho cominciato con una discreta curiosità. Martin Lutero, la Chiesa con il Papa Leone X, il periodo storico (intorno al 1520), i banchieri… insomma un mix di ingredienti interessanti, per me.
Il romanzo inizia introducendo Paolo di Mola, un ragazzo italiano la cui famiglia si trova in Turchia, con l’Impero Ottomano. Lui è amico di Solimano, il figlio del Sultano Selim, e sta per diventare un Giannizzero, ovvero sta per entrare nell’élite dell’esercito ottomano, quando un evento lo costringe a dover scappare dalla Turchia, lasciando il padre, la madre e la sorella, cambiando nome. Il romanzo prosegue, poi, con la presentazione di altri personaggi, come il banchiere Fugger – personaggio storico realmente esistito, duro, forte, un banchiere che racchiude in sé una grande potenza, anche se l’apparenza indicherebbe che il potere lo abbiano solo il Papato e l’Imperatore. Un banchiere che deciderà di entrare in un gioco tra alte potenze per la conquista del potere assoluto. Quello della ricchezza. Ricorda nulla tutto ciò, richiama agli occhi quanto sta accadendo in questi anni, dove le banche si dividono i soldi delle persone? Come dire che in 500 anni non è cambiato poi molto…
Altro personaggio è Papa Leone X, un de Medici, un Papa che ha debiti con il banchiere Fugger, e dai quali vuole svincolarsi, quindi Martin Lutero, colui che emanò 95 tesi contro le indulgenze papali. Troviamo infine tre figure non storiche, quelle di Gaurico e Lorenzo, che saranno fondamentali per l’evolversi della storia, così come quella di Sibylle, giovane e bellissima sposa del banchiere Fugger. Prima di parlarvi della storia voglio alzare il pollice ai personaggi, alla loro descrizione e a come l’autore li fa muovere nel contesto, ognuno con il proprio carattere, con i propri vizi e difetti.
L’intero libro sembrerebbe girare intorno alla figura storica di Martin Lutero che, a fronte degli editti indirizzati alla Chiesa, viene da questa minacciato e ne consegue la sua fuga verso il potere della banca (Fugger), dove spera di trovare asilo. Il conflitto tra Chiesa e Luteranesimo è portante nel libro ma è per me il fulcro per parlare dell’umanità e disumanità delle persone. L’abilità dell’autore consiste nel muovere e descriverci sì gli eventi di quegli anni, ma anche di contestualizzarli con uno strumento, Paolo di Mola, che diventa il protagonista suo malgrado.
Persone assetate di potere, con il desiderio di sconfiggere e sottomettere i propri nemici; l’amore, a volte ricambiato, a volte solo anelato; rivolte contadine, carestie e guerre. In circa 300 pagine, Martigli riesce a creare un bel romanzo con una moltitudine di sentimenti. Lo stile è senza fronzoli, abbellimenti e parole ricercate, in grado di farci immaginare con effettivo realismo sia i personaggi che le città, le campagne, il mondo di quegli anni.
La sera di un dicembre che con il suo freddo preannunciava un inverno rigido, l’abate Domenico vide Paolo prestare il suo mantello a un moribondo per la strada, e restare con lui immobile fino al momento in cui chiuse gli occhi. Una volta tornati in sede l’abate gli chiese di parlare con lui, da solo. Si diressero in cima alla collinetta del parco, sulla quale ancora si ergeva un piccolo tempio circolare dedicato a Minerva, circondato da antichi cipressi. L’abate staccò una bacca e ne incise la scorza con un’unghia. Gli mise la bacca sotto il naso e un odore fresco e acuto arrivò alle narici di Paolo che lo aspirò con un sorriso.
“Guarda la buccia, sta indurendosi, è già scura da verde che era, e tra poco diventerà legno. Purtroppo, quando si sarà indurita, il profumo svanirà e così sarà buona solo per essere arsa. Mio caro Paolo, così è a volte l’uomo, che quando perde la freschezza si inaridisce a tal punto che il profumo della sua anima si perde. Tu oggi sei questa bacca, già robusta, come queste scaglie che sembrano una corazza, ma ancora con l’interno fragrante e verde come la croce che portiamo. Fai in modo di diventare vecchio ma senza inaridire.”
Un bel libro, una piacevole lettura, con la storia, l’avventura e la fantasia che si mixano bene. Direi che il mio “aiutiamo gli scrittori italiani” in questo caso si possa e si debba prendere in considerazione.