Magazine Erotismo
Quando proposi il mio primo romanzo ad alcuni editori, uno di questi mi rispose pochi giorni dopo dicendomi che trovava la storia interessante e chiedendomi se ritenessi il mio romanzo un romanzo erotico. Questa domanda fu per me come uno schiaffo.
Nonostante il testo trattasse un tema di identità sessuale io ero convinta (così come era stata la mia intenzione) di aver scritto un romanzo psicologico, non un romanzo erotico (anche se nel testo c’erano scene erotiche esplicite).
Fatto sta che l’editore tenne il testo in lettura. Dopo tre mesi circa mi rispose dicendo che il romanzo aveva ricevuto due giudizi positivi, ma che avrei dovuto renderlo più rosso, perché quello era un romanzo erotico.
Ora, per renderlo più rosso non bastava che inserissi qualche scena di sesso in più, occorreva modificare la struttura generale. Provai ad intervenire sul testo, ma mi resi subito conto che avrei dovuto cambiare tutta l’architettura, nonché il senso del testo stesso; ma non era mia intenzione, convinta ancora che il mio intento fosse quello di scrivere un romanzo psicologico non erotico, al quale non avevo mai intenzionalmente pensato.
Così non se ne fece nulla.
Questa esperienza, però, mi sconvolse e determinò la mia successiva scrittura.
Come era stato possibile che io abbia voluto scrivere in un determinato modo e con un determinato obiettivo e invece mi sono ritrovata con una interpretazione “professionale” del tutto diversa dal mio modo e dal mio obiettivo?
Il mio romanzo era troppo rosso per essere rosa e troppo rosa per essere rosso. C’era qualcosa che non andava nella consapevolezza di me e della mia scrittura, questo era evidente. Riflettei molto su me stessa fino a rendermi conto che l’editore aveva visto meglio di me nel mio romanzo… la mia scrittura apparteneva al genere erotico, sebbene non fosse ancora totalmente conforme al genere data la mia in-consapevolezza.
Dovetti fare un cammino di consapevolezza per accettare il genere erotico che è in me. Nei mesi successivi cercai di dare spazio a questo genere mettendomi a scrivere racconti erotici. Ne uscì una produzione che piacque a tutte le persone alle quali la feci leggere (anche scrittrici di professione).
E così eccomi qui a scrivere di un genere che non avrei mai pensato potesse essere il mio. Nel mio caso la scrittura ha preceduto la consapevolezza.
Uno “scherzo” simile mi successe anche tempo dopo per un aspetto particolare dell’erotismo del quale inizialmente non ero pienamente consapevole, ma che alcuni racconti dopo mi resi conto esserci.
Insomma, la scrittura mi precede e questa è un’esperienza sconvolgente per certi aspetti, ma nello stesso tempo tremendamente affascinante.
La scrittura mi permette non solo di esprimere ciò che ho dentro, ma anche di conoscere me stessa attraverso di essa.
Con questo non sto dicendo che i miei racconti sono autobiografici o stile diario intimo, assolutamente no; la maggior parte delle cose di cui scrivo non mi appartengono direttamente o almeno non le ho vissute direttamente così come sono descritte. D’altra parte, però, mi appartengono profondamente e, in qualche modo, appartengono al mio vissuto psichico-emotivo-estetico più intimo.
Bisogna leggere molto “tra le righe” per trovare l’autrice, ma non è questa la cosa importante. La cosa importante è che i miei racconti/romanzi riescano a indurre il lettore/la lettrice a guardare e ad ascoltare l’eros che è dentro di sé.
Lady Flo
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