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La Consulta boccia la Fornero

Da Vim News @viviilmondo
Finalmente un po' di giustizia a posteriori: la Consulta ha bocciato una norma molto discutibile contenuta nella riforma delle pensioni della Fornero e del governo Monti. 
La Consulta boccia la Fornero
Facciamo il punto.
Era il 2011 e l'Italia, dopo il ventennio berlusconiano-prodiano, si trovava nel momento cruciale della crisi (qualcuno si ricorda lo "spread"?) e allora si chiamarono a salvarci i tecnici, guidati dal professor Monti. Venne così inaugurata la stagione delle riforme lacrime e sangue, o meglio, lacrime dei tecnici e sangue dei contribuenti! In particolare rimane storico il pianto della ministra del lavoro Elsa Fornero, firmataria della riforma delle Pensioni..

Ma potremmo assolutamente giurare che i pianti dei pensionati o futuri pensionati furono molto meno eclatanti ma molto più sentiti: esodati, ritardi pensionistici, blocco delle rivalutazioni etc etc.. Proprio quest'ultimo fattore è stato quello preso in esame dalla Consulta: sei milioni di italiani dal 2011 fino al governo Letta (che poi ha riconsiderato il blocco della rivalutazione) con la pensione sopra i 1400€ si videro bloccate le rivalutazioni annuali delle pensioni rispetto all'inflazione.
Oggi la Fornero, tornata al suo lavoro di docente, prende le distanze da quel provvedimento, mentre si può immaginare un mezzo sorriso sul volto di quei pensionati. Il blocco dell’adeguamento annuale delle pensioni, deciso dal governo Monti quattro anni e mezzo fa, è stato bocciato dalla Corte Costituzionale che ha invitato il governo a restituire, in due anni, i soldi - in media 500 euro per ogni pensionato - ingiustamente trattenuti con quel provvedimento incostituzionale. «L’interesse dei pensionati», si legge nella sentenza numero 70 della Consulta, «e in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere d’acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio». Quindi l’articolo 24 del decreto legge 201/2011 del governo Monti deve essere rivisto perché, pur partendo da un nobile intento - salvare il Paese dal dissesto finanziario nel periodo in cui lo spread era alle stelle e l’area euro boccheggiava - ha toccato un diritto costituzionale.
A nostro avviso, un inizio di giustizia è stato fatto, ma ancora molto rimane da fare, un esempio su tutti: giustizia per gli esodati? Ai posteri l'ardua sentenza..

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