Oggi si convive per tanti motivi: per evitare di impegnarsi seriamente, perché non si hanno i soldi per sposarsi, perché "il matrimonio è la tomba dell'amore", per conoscersi meglio o semplicemente per altre necessità.
Su questo argomento esistono opinioni molto diverse che è bene sapere, ma da cui non dovremmo farci influenzare. Piuttosto, cerchiamo di conoscere un po' meglio questo passo importante che oggi sempre più coppie si accingono a fare.
La stessa parola 'convivere', 'vivere con', ci fa subito comprendere il suo significato. Non si può "convivere da soli" proprio perché questa scelta di vita impone la presenza di due o più volontà.
Nella religione cristiana, e che io sappia anche in quella islamica, la convivenza tra uomo e donna non legati dal matrimonio non è tollerata. Il motivo non è la convivenza in se (che se costituisse peccato sarebbe davvero una follia), ma lo è il fatto che si dà per scontato che includa rapporti sessuali prematrimoniali.
Sicuramente questo aspetto andrebbe approfondito, perché se in antichità hanno deciso che questa cosa era un peccato un motivo ci sarà, ma preferisco non affrontare questo argomento oggi, magari ne riparleremo in un'altra occasione.
Per chi invece non intende seguire le regole religiose, la convivenza è spesso vista come una prova di matrimonio, ossia come una sorta di test per vedere se la coppia ha un futuro. Ma come si arriva a questo passo importante?
Quando due persone si frequentano per tanti anni e non intendono ancora sposarsi, può nascere la voglia (o la necessità) di affrontare la vita in maniera più unita, per essere più forti, per essere più vicini, per avere sempre al proprio fianco la persona a cui si tiene di più.
In una convivenza si usano le stesse chiavi di casa, si condivide lo stesso bagno e lo stesso letto, si fanno tante cose insieme e, soprattutto, si coopera per uno scopo comune, il quale può essere fare sesso dalla mattina alla sera, risparmiare i soldi per viaggiare intorno al mondo, ecc.
Fin quando gli obiettivi dei partner coincidono, di solito la convivenza è un vantaggio per entrambi; i problemi invece cominciano a nascere quando gli obiettivi cominciano a scontrarsi.
Quando i partner cominciano ad essere individualisti, quando smettono di essere "compagni della stessa nave", è normale che decidere quale rotta prendere diventi un problema. Anche decidere dove andare a Natale può diventare il pretesto per una crisi che, nei casi peggiori, può addirittura causare la rottura del rapporto.
A volte però, pur avendo precisi obiettivi comuni, condivisi pienamente da entrambi i partner, possono esserci ugualmente problemi di convivenza. Questo accade quando si vive senza delle regole precise.
In una convivenza che funziona devono esserci dei ruoli e delle regole ben definite, proprio come accade in una società ben strutturata. In una casa ci sono dei compiti che vanno portati a termine: le pulizie, la burocrazia, la cucina, le riparazioni, ecc... Queste cose devono per forza essere fatte e una buona organizzazione sicuramente dà dei grossi vantaggi.
Infine, pur avendo gli stessi obiettivi, pur avendo delle regole precise, c'è un altra problematica che va affrontata: la ripartizione del potere. Chi comanda? Da cosa dipende il potere dei partner?
Nella storia il potere ha assunto tante forme e, tra quelle che avuto più successo, vi è la democrazia. Per questo motivo in una convivenza si dovrebbe usare lo stesso modello sociale: i partner, pur avendo compiti e salari diversi, devono avere lo stesso peso decisionale e devono essere tutti e due uguali di fronte alle norme stabilite. Se si hanno gli stessi diritti e doveri, ogni individuo della coppia cresce e, oltre a diventare autosufficiente, impara anche a farsi carico dell'altro nei periodi più difficili.
Riassumendo, per far funzionare una convivenza, bisogna:
- avere gli stessi obiettivi;
- stabilire dei ruoli e delle regole precise;
- avere gli stessi diritti e doveri;
La convivenza è una dura prova per la coppia, perché ci dà modo per la prima volta di verificare come si sanno affrontare i problemi seri. La vera prova infatti non sta nel collaborare quando le cose vanno bene, ma sta nell'affrontare problemi come la perdita del lavoro di uno dei partner, la scoperta di non poter avere figli, i vari dolori, le inevitabili sofferenze, ecc.
Chi intraprende questo cammino per tutelarsi in qualche modo da un matrimonio fallimentare, sappia che non fa una scelta tanto positiva. Convivere per ripiego significa agire per proteggere sé stessi, farsi influenzare dalla paura che è la prima nemica dell'amore. Il motivo migliore per cui si potrebbe cominciare una convivenza è l'amore per il nostro partner, trovare un modo per essere ancora più felici insieme, per proteggersi a vicenda, per avere un compagno di viaggio, per migliorare il proprio rapporto.
Due persone davvero innamorate, che stanno bene con sé stesse, che hanno l'intenzione e la possibilità di sposarsi (anche con il matrimonio civile), non penserebbero nemmeno lontanamente a fare una "prova" di convivenza. È indiscutibile quindi che per vivere bene insieme ci deve essere alla base quell'amore fondamentale per ogni coppia.
Se avete dei dubbi, pensateci bene prima di fare un passo del genere; in amore non c'è spazio per le scelte guidate dalla paura, non scordatelo mai.
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