10 settembre, Corea del Nord. Dopo le devastanti inondazioni degli scorsi mesi, in cui sono morte 200 persone, i senza tetto sono diventati 200.000 e decine di migliaia di ettari di coltivazioni sono andati distrutti (cifre governative), il governo di Pyongyang ha accettato l’offerta di aiuto da parte della Corea del Sud. La decisione è stata annunciata questa mattina. La mano tesa è arrivata dopo che il World Food Program dell’ONU aveva stabilito di inviare una prima serie di aiuti umanitari allo stato politicamente isolato.
Il Ministro sudcoreano dell’Unificazione, a capo del ministero istituito nel 1969 con una sola machiara funzione, ha detto che l’accettazione dell’offerta dà inizio alla discussione su che tipo di aiuti verranno inviati.
L’anno scorso, un’altra offerta era stata ritirata dopo che il governo nordcoreano aveva chiesto materiale edile e attrezzature, respingendo cibo e farmaci.
Il dittatore del Nord Kim Jong-Un, succeduto al padre lo scorso dicembre dopo una cerimonia strappalacrime (o, almeno, questo cercava di mostrare la tv governativa…), aveva inaugurato i rapporti con i vicini consanguinei insultando pubblicamente il Sud, gelando ulteriormente i rapporti.
Forse questi aiuti li scioglieranno, ma è ancora presto per dire l’ultima parola, perché la Corea del Nord porta avanti imperterrita il suo programma nucleare, senza occuparsi di quisquilie come l’alimentazione della popolazione. In effetti il governo nordcoreano ha difficoltà a nutrire i propri 24 milioni di cittadini anche in anni di raccolti abbondanti, poiché cerca di investire il più possibile nell’esercito. Il leader del governo del Sud ha chiesto ufficialmente di sospendere il programma militare e di concentrarsi sulle riforme economiche.
Vittorio Nigrelli