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La corona di re Sole, secondo NuSTAR

Creato il 23 dicembre 2014 da Media Inaf
Alla ripresa del disco e della bassa atmosfera solare ottenuta dal Solar Dynamics Observatory della NASA nell’ultravioletto (in rosso-arancio) sono sovrapposte quelle di NuSTAR in verde e blu che ci svelano la radiazione di alta energia emessa dalla nostra stella.  Crediti: NASA/JPL-Caltech/GSFC

Alla ripresa del disco e della bassa atmosfera solare ottenuta dal Solar Dynamics Observatory della NASA nell’ultravioletto (in rosso-arancio) sono sovrapposte quelle di NuSTAR in verde e blu che ci svelano la radiazione di alta energia emessa dalla nostra stella. Crediti: NASA/JPL-Caltech/GSFC

E’ stato progettato per indagare i fenomeni più violenti che avvengono nell’Universo. Buchi neri, stelle di neutroni, supernovae sono alcuni dei principali obiettivi del telescopio spaziale NuSTAR della NASA. Ma perché, oltre questi remoti oggetti, non dare uno sguardo anche al nostro vicinato? Partendo da questa domanda gli scienziati del team di NuSTAR hanno così deciso di puntare il telescopio in direzione della stella più vicina a noi: il Sole. Ed ecco qui sopra lo spettacolare risultato della sua prima osservazione della corona solare.

Alla ripresa del disco e della bassa atmosfera solare ottenuta dal Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA nell’ultravioletto (in rosso-arancio) sono sovrapposte quelle di NuSTAR in verde e blu che ci svelano la radiazione di alta energia (in verde i raggi X tra 2 e 3 kiloelettrovolt, in blu quelli tra 3 e 5 kiloelettronvolt) emessa della nostra stella. A produrla, il gas della corona riscaldato a temperature superiori a 3 milioni di kelvin.

Una ripresa mozzafiato dal punto di vista estetico e altrettanto ‘emozionante’ per i fisici solari. La capacità che possiede NuSTAR di osservare nelle alte energie la corona solare può essere decisiva nel catturare finalmente in azione i nanoflare, ovvero mini brillamenti che sono i principali ‘indiziati’ del riscaldamento della corona solare, nettamente più calda della superficie del Sole: qualche milione di kelvin contro meno di 6.000.

Se da una parte la nostra stella sembra voler ancora conservare gelosamente i segreti dei mini brillamenti, dall’altra è assai generosa, anche in queste ultime ore, di quelli maxi e assai potenti. L’ultimo, di classe X, la più potente nella scala della classificazione di questi eventi (nei raggi X), è stato registrato sempre da SDO il 19 dicembre scorso. Fortunatamente, pochi i problemi sulla Terra e grande, come sempre, lo spettacolo ai poli, con aurore cangianti e brillantissime.

Fonte: Media INAF | Scritto da Marco Galliani


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